Amsicora: niente strisce pedonali e marciapiedi minuscoli. La segnalazione

L’8 e il 9 giugno andremo a votare cinque referendum. Se ne sta parlando pochissimo e in tanti non conoscono neppure i quesiti. Per capire meglio cosa andremo a votare fra un mese abbiamo chiacchierato con Raffaele Marras, 34 anni, di Orosei. Appassionato di politica sin dal liceo, laurea in Economia a Firenze e un Master al Sant’Anna di Pisa.
Ha lavorato, come Project Manager, per Piaggio e Iveco. Negli anni in Toscana è stato Rappresentante degli studenti nel CdA dell’Università di Firenze, Segretario Regionale dei Giovani Democratici Toscana e Vice-Segretario del PD Firenze. Attualmente è membro della Direzione Nazionale PD. Da luglio scorso è in aspettativa dal suo lavoro e segue, come consulente, il progetto Einstein Telescope e le politiche giovanili per conto della Presidente Alessandra Todde.
Per prima cosa parliamo dei quesiti …
Partiamo dalla dichiarazione di voto: voterò convintamente 5 Sì. I referendum sono uno strumento democratico fondamentale, conquistato grazie all’impegno di milioni di cittadine e cittadini. Al centro ci sono il lavoro, oggi sempre più precario e meno tutelato, e il tema della cittadinanza. I quesiti sul lavoro mirano a: ripristinare il reintegro per i licenziamenti illegittimi, eliminare il tetto alle indennità nelle piccole imprese, contrastare l’abuso dei contratti a termine e rendere responsabili anche gli appaltanti in caso di infortuni. Tutti interventi di civiltà, per ricostruire una cultura del lavoro più giusta. Il quesito sulla cittadinanza riduce da 10 a 5 anni il tempo per poter richiedere la cittadinanza da parte degli stranieri che vivono e lavorano in Italia. Una riforma che tantissime persone attendono da anni.
C’è stata poca informazione e mobilitazione per convincere le persone ad andare a votare?
Assolutamente sì. C’è un tentativo, neanche troppo nascosto, da parte delle forze di maggioranza e della stampa di governo di tenere bassa l’attenzione su questi referendum. Altrimenti non si spiega la scelta di non accorparli con la gran parte delle elezioni amministrative di questa primavera che si tengono, ad eccezione della Sardegna, il 25 e il 26 maggio.
Quando un referendum non raggiunge il quorum è un fallimento per tutti o solo per chi lo ha promosso? Insomma, bisognerebbe andare a votare anche se si è contrari?
Il mancato raggiungimento del quorum è un fallimento per tutti. Il voto è uno strumento democratico che dobbiamo esercitare in ogni occasione possibile. Chi la pensa in modo contrario dovrebbe avere la forza e il coraggio di mobilitarsi per il No, non per l’astensione. Criticai aspramente il mio partito quando, nel 2016, propose l’astensione sul referendum sulle trivelle.
I quesiti sul mondo del lavoro se passassero risolverebbero molti dei problemi attuali?
Sono quesiti che puntano a ridare dignità al lavoro e a chi lavora. Favorirebbero un lavoro senza licenziamenti illegittimi, abrogando le norme che impediscono il reintegro a lavoro di chi è stato licenziato ingiustamente, un lavoro senza discriminazioni, abrogando le norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, un lavoro senza infortuni, abrogando le norme che impediscono di estendere la responsabilità al soggetto appaltante, e infine vite meno precarie, abrogando le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine.
Riguardo la cittadinanza italiana come è possibile convincere chi non capisce l’importanza di questo cambio di passo? Perché conviene anche agli italiani un percorso più breve e certo per gli immigrati?
È una questione di civiltà. Chi vive e lavora in Italia da 5 anni ha il diritto di ottenere la nostra cittadinanza. Stiamo parlando di persone che lavorano con noi, vivono i nostri stessi problemi e difficoltà. E, soprattutto, pensiamo ai loro figli che, grazie a questa norma, vedranno estesa la cittadinanza ricevuta dai propri genitori. Non ci saranno più bambini italiani o stranieri, ma semplicemente bambini. Come è giusto che sia.
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