Autovelox a Cagliari: ecco il calendario del mese di settembre
La Polizia Municipale di Cagliari ha pubblicato il calendario con giorni e luoghi in cui saranno operativi gli strumenti di controllo elettronico della velocità per il mese di settembre 2019
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Rilevamento della velocità a Cagliari nel mese di settembre 2019. Il Corpo Polizia Municipale di Cagliari ha pubblicato il calendario indicante i giorni e i luoghi in cui saranno operativi gli strumenti di controllo elettronico della velocità per il mese di settembre 2019:
- Martedì 3 Strada Arginale Terramaini 15-19,30
- Mercoledì 4 Via Lungosaline 8,30-13
- Venerdì 6 Asse Mediano 8,30-13
- Lunedì 9 Viale Monastir 8,30-13
- Martedì 10 Viale Salvatore Ferrara 15-19,30
- Venerdì 13 Strada Arginale Terramaini 8,30-13
- Martedì 17 Via Lungosaline 15-19,30
- Mercoledì 18 Asse Mediano 8,30-13
- Lunedì 23 Viale Salvatore Ferrara 8,30-13
- Mercoledì 25 Viale Monastir 8,30-13
- Venerdì 27 Strada Arginale Terramaini 8,30-13
- Lunedì 30 Viale Salvatore Ferrara 8,30-13
E’ opportuno rammentare che l’articolo 142 del Codice della Strada prevede sanzioni in caso di superamento dei limiti di velocità.
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21 dicembre 1979: Fabrizio De André e Dori Ghezzi vengono liberati dai rapitori

La liberazione ebbe luogo in seguito al pagamento di un cospicuo riscatto, e fu incredibilmente questione di poche ore: Dori fu rilasciata alle 23 del 21 dicembre, Fabrizio alle 2 del 22. I due erano stati rapiti a Tempio il 27 agosto.
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Negli anni ’70 Fabrizio “Faber” De André acquistò un vasto terreno nei pressi di Tempio Pausania. Lì si stabilì già pochi anni dopo, in cerca della tranquillità necessaria soprattutto alla sua compagna, Dori Ghezzi, in attesa della figlia della coppia, Luisa Vittoria. Fu proprio da quella casa, però, che la notte del 27 agosto 1979 Faber e Dori vennero rapiti dall’Anonima sarda, banda di sequestratori che fin dagli anni ’60 terrorizzava l’Isola. Il 21 dicembre la liberazione.
Per quattro mesi, Fabrizio e Dori furono costretti a una vita fatta di catene, bende sugli occhi e ore passate legati agli alberi dei fitti boschi dell’entroterra. Sottoposti a un trattamento degradante fisicamente e psicologicamente, da carcerieri che però – come raccontarono poi i due – mantennero un comportamento “tutto sommato umano”: erano lunghi e frequenti i momenti passati senza i cappucci in testa, e mai mancarono le sigarette e i cerini dai quali Faber quasi dipendeva. L’attesa era poi intervallata da lunghe conversazioni sulla politica, improvvisati giochi di carte e le chiacchiere alcoliche di alcuni dei rapitori, uno dei quali – sotto gli effetti dell’alcol – confessò il proprio dispiacere per il trattamento riservato “soprattutto a Dori”, come raccontò poi la donna.
La liberazione ebbe luogo in seguito al pagamento di un cospicuo riscatto, e fu incredibilmente questione di poche ore: Dori fu rilasciata alle 23 del 21 dicembre, Fabrizio alle 2 del 22. Fu Giuseppe De André, padre del cantautore genovese, a pagare nella quasi totalità i 550 milioni richiesti per il rilascio. A novembre del 1985, poi, tutti e dodici gli appartenenti alla banda furono arrestati e condannati. Al processo Faber ribadì il proprio perdono per gli esecutori materiali del rapimento, e si costituì parte civile nell’accusa ai soli capi della banda, economicamente agiati – un noto veterinario toscano e un assessore comunale sardo del PCI – e quindi privi della necessità, che il cantautore considerava evidentemente un attenuante per gli altri uomini.
Un’intera raccolta di brani – priva di titolo, ma nota come L’indiano per il pellerossa raffigurato in copertina – fu il frutto artistico dell’esperienza, che legò ancor più saldamente il cantautore alla Sardegna.
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