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Lo sapevate? Il Teatro Comunale di Cagliari sarebbe potuto essere molto diverso

Plastico del progetto di Maurizio Sacripanti (Foto Ilisso)

Durante la Seconda Guerra Mondiale Cagliari perse i suoi due teatri, nel 1942 incendiò il Politeama Regina Margherita e nel corso dei bombardamenti del ’43 fu sventrato il Teatro Civico. Nel 1947 fu inaugurato il Teatro Massimo, che però era privato. Fu solo nel 1964, quando vennero assegnati 500 milioni alla Città, come risarcimento dei danni di guerra, che finalmente si giunse al bando del concorso per la progettazione di un nuovo teatro civico.

I progetti presentati furono 34, vennero selezionati i tre migliori. Quello chiamato “GGG” dal cognome dei tre architetti che lo idearono, Paolo Galmozzi, Pierfrancesco Ginoulhiac e Teresa Ginoulhiac Arslan si aggiudicò il bando, secondo fu giudicato quello di Maurizio Sacripanti e terzo quello di Paolo Portoghesi. Il progetto vincitore presentava platea e due gallerie, con una struttura identica a quella di tanti teatri che nello stesso periodo venivano ricostruiti in Germania.

Plastico del progetto che vinse il bando (Foto Ilisso)

Dall’anno del bando, il ’64, per arrivare all’inaugurazione del Teatro Civico di Cagliari, così come lo conosciamo però, si dovette attendere il 1993, infatti non solo si apportarono numerose modifiche rispetto al progetto iniziale, ma sorse anche un contenzioso tra l’amministrazione comunale e l’impresa costruttrice che si protrasse a lungo. La tormentata gestazione del “Comunale” di Cagliari fu caratterizzata da un’accesa polemica che si sviluppò anche sui quotidiani dell’epoca.

Plastico del progetto di Paolo Portoghesi (Foto Ilisso)

In tanti, soprattutto tra gli addetti ai lavori e gli intellettuali cagliaritani, non condivisero la scelta e avrebbero preferito il progetto presentato da Sacripanti. Non solo, come si può osservare nella foto del plastico che rende bene l’idea, l’aspetto estetico della struttura risulta originale e creativo, ma dal punto di vista tecnico le soluzioni proposte da Sacripanti erano profondamente innovative.

Il progetto prevedeva una sala polivalente realizzata con elementi prismatici mobili, che consentivano di cambiare pavimento e soffitto a seconda delle esigenze scenografiche dello spettacolo, in soli venti minuti. Si trattava di una novità tanto interessante che Renzo Piano ne trasse ispirazione quando, insieme a Franchini e Rogers progettò il Centre National Georges Pompidou. Chissà che aspetto avrebbe ora via Sant’Alenixedda.

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