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L’Amazzonia brucia, e Bolsonaro dà le colpe a Ong e ambientalisti: «Non abbiamo risorse per intervenire»

L’Amazzonia produce il 20 per cento dell’ossigeno della Terra, ma Bolsonaro ne ha più volte rivendicato la proprietà per paura che venga internazionalizzata. L’Inpe l’agenzia spaziale brasiliana, ha mostrato le immagini che provano che dal polmone verde del mondo in 7 mesi, ha perso 3500 chilometri quadrati di alberi, quasi il 40 per cento in più del 2018.Gli incendi rispetto allo scorso anno sono raddoppiati. Il residente dell’Inpe è stato licenziato.

La politica sovranista di Bolsonaro ha ridotto i vincoli alla deforestazione per favorire allevatori e agricoltori. Addirittura nello stato del Parà hanno indetto la “Giornata del fuoco”, una giornata dedicata a bruciare foresta per sottrarle terra da coltivare, solo quel giorno ci sono stati 700 incendi, una pratica assolutamente illegale, ma che il governo tollera senza intervenire.

Secondo Bolsonaro i responsabili del disastro sarebbero le Ong e gli ambientalisti per screditare il suo governo, in quanto questo ha drasticamente ridotto il contributo economico a tutte le associazioni che si occupavano di difendere l’Amazzonia, ma le sue accuse, per sua stessa ammissione non possono essere dimostrate da prove. Il Presidente Brasiliano ha poi affermato di non avere abbastanza risorse per fermare lo scempio che dura ormai da 18 giorni e brucia il polmone verde della Terra alla velocità impressionante di 3 campi da calcio al minuto.

Secondo il presidente brasiliano, i gruppi ambientalisti sono i responsab

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