Lo sapevate? Il Palazzo delle Seziate in Castello deve il suo nome alle “sedute” in cui i vicerè spagnoli ascoltavano le suppliche dei condannati a morte

Dai primi del Novecento fino alla metà degli anni '80 ospitò la Collezione della Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Attualmente è sede degli uffici della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano.
Lo sapevate? Il Palazzo delle Seziate, costruito durante il periodo della dominazione spagnola in Castello, deve il suo nome alle “sedute” durante le quali i vicerè spagnoli ascoltavano le rimostranze e le suppliche dei condannati a morte nelle adiacenti carceri sistemate nella vicina torre di San Pancrazio. Disposto su due piani che poggiano su un alto basamento, al centro del quale si apre la porta denominata di San Pancrazio o della Zecca, costituisce il passaggio tra le due piazze Indipendenza e Arsenale.
Il nucleo originale, ad un solo piano, risale alla fine del XVI-inizi XVII secolo mentre interventi finalizzati alla sopraelevazione furono compiuti nel 1825, come ricorda un’iscrizione posta sulla porta. Alla fine dell’Ottocento, con lo spostamento del carcere nel nuovo complesso di Buon Cammino, le costruzioni vicine alla Torre di San Pancrazio furono abbandonate o destinate ad altri usi.
Dai primi del Novecento fino alla metà degli anni ’80 ospitò la Collezione della Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Attualmente è sede degli uffici della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano.

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Lo sapevate? In Sardegna si trova la lecceta più estesa del Mondo

Nella nostra Isola pochi sanno che si trova il bosco di lecci più grande del pianeta. Scoprite dove si trova questa meraviglia.
Lo sapevate? In Sardegna si trova la lecceta più estesa del Mondo.
Nella nostra Isola pochi sanno che si trova il bosco di lecci più grande del pianeta. Scoprite dove si trova questa meraviglia.
Lo sapevate che in Sardegna, nel cuore incontaminato del sud-ovest, si trova la lecceta più estesa dell’intero pianeta? In pochi conoscono questa meraviglia, ma basta avventurarsi tra i confini dei comuni di Santadi e Nuxis per ritrovarsi in un universo naturale straordinario: la foresta demaniale di Pantaleo, una distesa di circa 4.200 ettari che rappresenta non solo un’inestimabile risorsa ambientale per l’isola, ma anche un primato mondiale, inserito all’interno del parco naturale regionale di Gutturu Mannu.
Qui domina il leccio, sovrano incontrastato del paesaggio, affiancato da sugherete, tassi, agrifogli, ginestre dell’Etna, sambuco e acero trilobo, ma ciò che colpisce davvero sono le rare piante ibride nate spontaneamente dall’incrocio tra leccio e sughera, un fenomeno affascinante osservabile lungo i sentieri escursionistici, soprattutto in primavera, quando tra il verde intenso esplodono i colori delle peonie selvatiche. Questa foresta è un vero museo geologico a cielo aperto: si distende su un mosaico di rocce che coprono tutte le epoche geologiche a partire dal Paleozoico, con affioramenti granitici dai riflessi rosati che caratterizzano la maggior parte del territorio, mentre sul versante occidentale predominano le formazioni calcaree. Ma Pantaleo non è solo flora e geologia: è anche un rifugio per la fauna sarda più autentica.
Il cervo sardo qui trova uno dei suoi habitat più protetti, accompagnato da daini, donnole, martore, volpi, gatti selvatici e da una ricca avifauna composta prevalentemente da specie migratorie. Tra i rapaci, si possono avvistare aquila reale, astore, falco pellegrino e sparviero. Il centro faunistico della foresta ospita un allevamento di circa duecento esemplari di lepre sarda, un tempo sull’orlo dell’estinzione, oggi protagonista di un importante progetto di conservazione visitabile anche attraverso percorsi didattici. Se ti spingi fino alla località Is Figueras, troverai un’area attrezzata con tavoli immersa in un ambiente idilliaco, tra ruscelli e sentieri che ti condurranno verso un gigante silenzioso: l’eucalipto più alto della Sardegna, che raggiunge i 27 metri d’altezza con un diametro di oltre cinque, un monumento verde che veglia su memorie antiche. Già, perché in questa foresta si respira anche la storia del lavoro: fino al 1981 qui si produceva carbone vegetale e si distillava il legno. Tracce di queste attività sono ancora visibili, come il tracciato della ferrovia che trasportava il carbone fino a Porto Botte, da dove salpava verso i porti della Francia.
Pantaleo è parte di un sistema naturalistico di eccezionale importanza, contiguo alle altre foreste demaniali del sud Sardegna: Pixinamanna, Is Cannoneris, Monti Nieddu, Gutturu Mannu e Tamara Piriccu, che insieme formano un immenso polmone verde di oltre 22.000 ettari, un paradiso per gli amanti della natura, della biodiversità, dell’archeologia e della memoria storica. Se poi vorrai proseguire il viaggio nella natura sarda, a pochi chilometri a nord potrai visitare l’oasi WWF di Monte Arcosu, la più grande riserva della fondazione in Italia, dove vivono circa mille cervi sardi, simbolo di una terra che, nella sua dimensione più selvatica, continua a custodire tesori unici al mondo.

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