I pastori sardi non si smentiscono mai. Dopo il disastroso incendio di Siniscola che ha portato all’ennesima conta dei danni da parte degli allevatori e agricoltori della zona, interverranno in aiuto dei propri colleghi, secondo l’antica usanza de Sa Paradura.

Ad annunciarlo sui social è stato uno dei portavoce dei pastori sardi durante le proteste dei mesi scorsi, Gianuario Falchi:

«Non penso ci possano essere parole per poter commentare queste azioni, voglio esprimere la mia solidarietà e mettermi a disposizione a chi ha subito i danni – scrive Falchi -. Penso che almeno in questi momenti noi sardi ci siamo sempre distinti per la solidarietà per chi in questo momento ha perso tutto. Organizziamoci per poter alleviare i danni e le sofferenze dei nostri colleghi. Faccio un appello a tutti, ognuno come può, contribuire a dare una mano sia con fieno, mangimi o capi di bestiame, oppure con un contributo finanziario. Però viste le esperienze passate, pregherei i sindaci dei territori danneggiati di occuparsi in modo diretto a fare una stima dei danni e a creare un conto in banca in modo che il nostro contributo arrivi alle persone veramente danneggiate. Mi metto a disposizione per essere contattato così da riuscire a dare il nostro contributo in modo diretto.  Fate circolare questo messaggio grazie, in questi momenti si vede la vera solidarietà».

In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.