Il momento d’oro del tennis italiano

Dall’inizio del 2019 sono tantissimi i risultati positivi dei tennisti azzurri; pronti a giocarsi le proprie chance anche a Wimbledon, i nostri portacolori ci hanno fatto vivere delle vere imprese. Una su tutte, quella di Fabio Fognini, che a 32 anni suonati, riesce a portarsi a casa il suo primo Masters 1000 a Montecarlo.
Se negli ultimi anni erano sempre state le ragazze a tenere alto l’onore del tennis italiano, adesso anche i maschietti stanno tornando finalmente su alti livelli. Dal 2010 al 2015 le donne hanno ottenuto dei risultati strepitosi, a partire dalla vittoria del Roland Garros da parte della Schiavone nel 2010 e dell’Us Open dalla Pennetta nel 2015, arrivando fino all’ingresso, oltre alle due appena citate, anche della Errani e della Vinci tra le prime dieci tenniste al mondo.
Ebbene, sembra che negli ultimi ventiquattro mesi la spinta stia arrivando anche dal maschile. Un sentore di come le cose stavano finalmente volgendo al meglio si è avuto lo scorso anno, quando il nostro Cecchinato fu in grado di arrivare fino in semifinale al Roland Garros, impresa che purtroppo quest’anno non è stato in grado di ripetere. Dall’inizio del 2019, però, sono tantissimi i risultati positivi dei tennisti azzurri; pronti a giocarsi le proprie chance anche a Wimbledon, i nostri portacolori ci hanno fatto vivere delle vere imprese. Una su tutte, quella di Fabio Fognini, che a 32 anni suonati, riesce a portarsi a casa il suo primo Masters 1000 a Montecarlo. Non solo, visto che le ottime prestazioni di Fognini anche ad un altro classico come il Roland Garros gli hanno consentito di entrare nei primi dieci tennisti al mondo. Ed erano ben 40 anni che nessun italiano ci riusciva, dopo l’epopea di Barazzutti.
Fognini e Berrettini, un 2019 molto positivo
Un 2019 davvero positivo anche per Berrettini, che è riuscito a centrare il primo posto in ben due tornei, a 23 anni. Tra l’altro, Berrettini ha vinto a Stoccarda, diventando il secondo italiano a trionfare in un torneo sull’erba durante l’era Open. Un’impresa giunta in due set, in cui Berrettini ha dimostrato tutto il suo percorso di crescita con un pazzesco tie-break nel secondo set, dove è stato in grado di bloccare la bellezza di 5 set point del suo avversario Auger-Aliassime, prima di mettere in cassaforte la vittoria. Impressiona come a Stoccarda Berrettini non abbia lasciato per strada neanche un servizio, nonostante si sia trovato di fronte due big come Khachanov e Auger-Aliassime, rispettivamente numero 9 e numero 21 nella top list mondiale. Ormai Berrettini è nei pressi della top 20.
A Wimbledon l’avventura di Matteo si è conclusa in uno scontro ad armi impari contro Roger Federer, cedendo in modo fin troppo arrendevole di fronte al campione svizzero. Eppure, Matteo è riuscito a raggiungere gli ottavi di Wimbledon ed è il quinto italiano nell’epoca Open a farlo. Tuttavia, la netta sconfitta patita contro Re Roger ha portato diversi addetti ai lavori a muovere più di qualche critica nei suoi confronti. Bisogna considerare necessariamente alcune attenuanti, però, per poter effettivamente dare una valutazione credibile sul percorso di Berrettini a Wimbledon.
I motivi per cui Berrettini non deve abbattersi
Matteo, infatti, ha giocato per la prima volta nella sua carriera al Centre Court, affrontando un avversario come Federer che è praticamente di casa su quel rettangolo, visto che ci ha disputato la bellezza di quasi 90 match. Solo quattro italiani erano riusciti a raggiungere, nella storia del tennis nostrano, i quarti di finale a Wimbledon e già da questo dato è possibile intuire la difficoltà di fare un’impresa simile. Una responsabilità che si è fatta sentire soprattutto quando Federer ha cominciato ad allungare nel punteggio, con Berrettini che ha avuto enormi difficoltà anche solamente nel fare i movimenti più semplici.
Il tabellone, comunque, non mente mai e se l’unico altro tennista sotto i 27 anni, ovvero il transalpino Ugo Humbert, è uscito di scena agli ottavi, vuol dire che Wimbledon è uno di quei tornei in cui l’esperienza e la maturità sono fondamentali. Insomma, una manifestazione che lascia poco spazio sia alla Next che alla Middle Generation. Tornando al 2014, anche Fognini affrontò Federer a Wimbledon e il risultato non fu tanto migliore. Infatti, Fognini riuscì a disputare un game in più rispetto a Berrettini, ma il tempo passato sull’erba (74 minuti) è stato identico. E se perfino Federer ha ricordato a tutti come nel 2001 subì una bella batosta contro Agassi nell’US Open, si può intuire come sia meglio ridimensionare le proporzioni di questa netta sconfitta.

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