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Accadde oggi: 50 anni fa la mobilitazione di Pratobello, quando la popolazione orgolese disse no a un poligono

Sono passate 50 primavere dalla “Rivolta di Pratobello”, la grande mobilitazione popolare contro la realizzazione di un poligono permanente nel territorio comunale di Orgosolo.  Dal 19 al 26 giugno del ’69, l’intero paese si unì compatto a difesa delle terre civiche costringendo l’esercito italiano alla ritirata.

Per un attimo riavvolgiamo il nastro della vicenda: il 27 maggio del ‘69 sui muri di Orgosolo compaiono alcuni manifesti con i quali l’esercito annuncia l’inizio delle esercitazioni militari e intima ai pastori di lasciare i pascoli di Pratobello.

L’iniziativa, sotto la guida del Ministero della Difesa, rientra in un progetto più complesso: sradicare il fenomeno del banditismo controllando in modo capillare il territorio. Questo affinché con l’occupazione militare delle campagne del nuorese venga sottratto il territorio ai pastori-banditi.

La comunicazione del Ministero allarma tutti gli orgolesi, e i giovani del Circolo si attivano affinché tutte le famiglie vengano informate sulle conseguenze dell’occupazione militare. A Orgosolo scatta la mobilitazione, si susseguono le assemblee, le discussioni, si cerca la via di mediazione con la proposta di indennizzare i pastori per lo sgombero del bestiame dalla piana di Pratobello, 30 lire a capo. Ovviamente la proposta viene rispedita al mittente.

Così la mattina del 19 giugno, data fissata per l’inizio alle esercitazioni, una nutrita folla di manifestanti occupa l’area destinata alle simulazioni di guerra. Un convoglio militare diretto al poligono viene bloccata e costretta a fare marcia indietro.

Il giorno successivo tutta la popolazione orgolese si sposta in massa verso Pratobello. Migliaia di persone contrastano i militari: donne, bambini, operai, impiegati, pastori e studenti. Di fronte a loro mezzi e forze dell’ordine in assetto anti-sommossa. La tensione è palpabile, il rischio di uno scontro con conseguenze tragiche è molto alto. Il “leggendario capitano” della Brigata Sassari nella Grande Guerra, Emilio Lussu, invia un telegramma di solidarietà schierandosi con i manifestanti.

Qualche giorno dopo il 23 giugno a Pratobello arrivano le forze speciali dell’esercito. Iniziano i rastrellamenti, con l’impiego di elicotteri e mezzi blindati.  Centinaia vengono fermati e rinchiusi in un centro di raccolta. Alcuni sono condotti in Questura a Nuoro, seguono i primi arresti, altri vengono liberati solo in tarda serata.

Dopo questi fatti si apre un canale diplomatico con Roma, con i sindacati e i partiti a cercare di trovare una soluzione e modificare il progetto. Una delegazione di manifestanti, dopo un lungo dibattito in assemblea viene inviata a Roma a trattare con il Governo, mentre l’occupazione a Pratobello continua.

Il 26 Giugno la svolta, la delegazione di rientro da Roma comunica l’esito della trattativa con il sottosegretario alla Difesa Francesco Cossiga: lo Stato abbandona il progetto di realizzazione del poligono di tiro permanente nel territorio di Orgosolo, si faranno solo esercitazioni a tempo determinato da concludersi entro metà agosto. I pastori e braccianti inoltre saranno indennizzati dal Governo per il mancato reddito e la promessa che ogni iniziativa futura nel territorio dovrà essere concordata con le amministrazioni locali.

Al centro della protesta di Pratobello c’era la difesa del bene comune, Orgosolo non poteva rinunciare al sistema che regolava la gestione delle terre pubbliche destinate al libero pascolo delle greggi. Perdere avrebbe significato la rottura della struttura solidaristica che regge da tempi antichi i rapporti economici e sociali.  Un ruolo delle donne fu determinante, in prima linea affrontarono i battaglioni militari, certificando le giornate di protesta di Pratobello, come uno dei momenti più alti di democrazia.

Evitarono l’arresto degli uomini e furono fondamentali per il mantenimento della linea non violenta. L’occupazione di Pratobello si concluse senza incidenti, la resistenza passivadiede più forza e valore alla protesta.  Da sottolineare dopo questi fatti, la nascita del fenomeno del muralismo ad Orgosolo.

Rimangono i versi iniziali della poesia di Giuseppe Rubanu, che descrive la protesta di Pratobello  in “Limba”, e quasi sembra di riviverla. Una domanda tuttavia rimane: oggi sarebbe possibile un’altra Pratobello?

Orgòsolo pro terra de bandidos

Fin’aeris da-e totu’ fis connota

Ma oe a Pratobello tot’ unidos

Fizostuosfalado’ sun in lota

Contra s’invasione militare

Ki a inie fi faghende rota

Invetze’ de tratores pro arare

Arribancarrarmados e cannones

E trupas de masellu d’addestrare (…)

 

Roberto Anedda

 

 

 

 

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