Corde penzolanti dalle quali lasciarsi dondolare, mega pneumatici da aggirare, ripidi tavoloni da scavalcare. Si tratta del percorso Obstacle Course Race, sembra una “Cosa da grandi” l’O.C.R., ma si può tradurre con “mi arrampico ovunque e mi diverto” perché è uno sport adatto anche per i più piccoli. «Siamo pochissimi in Sardegna ad aver aperto anche ai bambini – spiega Andrea Marongiu uno dei fondatori della società sportiva- loro rispondono benissimo. Gli stiamo offrendo la possibilità di fare quello che un tempo era la normalità, correre liberamente all’aperto, arrampicarsi, fare l’altalena sugli alberi».

La società sportiva si chiama Is Molentis e nasce ad Assemini dall’idea di tre ragazzi, Andrea Marogiu, Stefano Pisanu e Fabio Marongiu: «Tutto è cominciato 5 anni fa, con degli amici abbiamo partecipato a qualche Spartan Race che è molto simile all’O.C.R. – racconta Andrea – e ci siamo appassionati a questo tipo di gare. Però non sapevamo dove allenarci per coltivare questa disciplina. E così alla fine abbiamo deciso di aprire noi una palestra». Ci è voluto un po’ di tempo, ma un anno e mezzo fa i tre amici sono riusciti a realizzare il loro sogno. «Siamo i primi in Sardegna ad avere aperto una palestra al chiuso in cui si pratica esclusivamente O.C.R. Abbiamo seguito dei corsi e conseguito gli attestati rilasciati dalla Federazione Italiana. Qualcuno si improvvisa, ma è importante essere qualificati, soprattutto quando si ha a che fare coi bambini».

I bambini iscritti sono in costante aumento, perché c’è il passa parola, comincia uno, racconta quanto si diverte e vuol venire anche il suo compagno di banco, poi i bambini ne parlano tra loro, gli altri lo sentono e vogliono provare, si tratta di uno sport non convenzionale che regala la libertà di movimento e il piacere di stare all’aria aperta, gli allenamenti sono progettati a misura di bambino. Is Molentis infatti ha allestito anche un grande spazio all’aperto, in via Cagliari ad Assemini. Un percorso a ostacoli che viene arricchito costantemente con nuovi attrezzi: «Andiamo a seguire le gare nel nord Italia – conclude Andrea – dove gli O.C.R. ci sono già da un po’ e all’estero dove questa disciplina è molto diffusa e prendiamo spunto per gli allenamenti e i percorsi».

Is Molentis ha una squadra anche di adulti che si allenano regolarmente. I tre ragazzi nutrono una vera e passione per questo sport che non solo insegnano, ma praticano anche, raggiungendo risultati lusinghieri. La società Is Molenti, detiene infatti il titolo regionale a squadre e Andrea si è qualificato per gli Europei che si terranno a giugno in Polonia e i Mondiali di Londra a ottobre.

In Sardegna, il pane non è mai stato solo cibo. È sempre stato simbolo, rito, ingegno. Tra i tanti pani che affollano la straordinaria tradizione sarda – dal carasau al civraxiu, dal frattau al pistoccu – ce n’è uno che affonda le radici in un tempo così lontano da sembrare mitico: Su Pan’Ispeli, il pane di ghianda. Citato persino da Plinio il Vecchio, scrittore dell’antica Roma, nella sua enciclopedia “Naturalis Historia”, viene descritto come “un pane impastato con argilla del quale si nutrono i Sardi”.

Questo alimento antico risale al Neolitico e nasce in un contesto di fame e sopravvivenza. Quando il grano scarseggiava, le donne sarde guardavano alle querce, generose di ghiande mature. La raccolta era attenta: si sceglievano solo quelle ben sviluppate, simbolo di forza e nutrimento. Ma non bastava raccoglierle: le ghiande andavano sbucciate, lessate e poi depurate con un rituale tanto antico quanto affascinante.

L’acqua della bollitura veniva filtrata attraverso uno strato composto da argilla, erbe aromatiche e cenere. Questo non solo serviva a eliminare le sostanze amare e tossiche, ma aveva anche un significato profondamente spirituale. In epoca primitiva, in Sardegna era fortissimo il culto della Dea Madre, divinità della terra e della vita. L’argilla, considerata il suo sangue, aveva un valore sacro: cibarsi di quel pane significava ricevere protezione ultraterrena e conquistarsi un posto nell’aldilà.

Una volta cotte e purificate, le ghiande venivano ridotte in una sorta di “polenta” densa, modellata in pezzi, poi asciugata lentamente al sole o nel forno. Il risultato era un pane dal colore scuro, quasi nero cenere, con un sapore intenso e inaspettatamente gradevole. Nonostante la sua origine umile, Su Pan’Ispeli era tanto apprezzato che continuò a essere preparato e consumato in Ogliastra fino agli anni ’50 del Novecento.

Oggi, il pane di ghianda è quasi scomparso, ma resta uno dei simboli più potenti dell’ingegno e della spiritualità antica della Sardegna: un cibo che nutriva il corpo e, secondo chi lo preparava, anche l’anima.