Fuego: dall’orrore al lieto fine. E’ stato adottato il cane bruciato vivo a Sassari

Bruciato vivo e lasciato agonizzante e in fin di vita: Fuego, ora Fibi, dopo mesi di cure, è stato adottato dalla signora che lo aveva soccorso e portato in clinica veterinaria
Fuego è stato adottato: la famiglia della signora che lo aveva soccorso e segnalato ha deciso di accoglierlo nella propria casa con un nuovo nome, Fibi.
La storia di Fuego è diventata virale nel giro di pochissimo tempo e ha fatto il giro non solo della Sardegna ma di tutta Italia: il cane, ritrovato bruciato vivo nelle campagne di Sassari, è stato salvato per miracolo dai medici della Clinica Universitaria Veterinaria sassarese. Per mesi il cane è rimasto ricoverato e tutta Italia seguiva le sue vicende, i suoi miglioramenti, i piccoli passi verso la guarigione.
Ieri poi la bellissima notizia: il cane è stato adottato e, ad accoglierlo in casa, è stata proprio la signora che lo ha trovato agonizzante. Segnato ancora nel corpo da cicatrici e ustioni, nell’animo Fuego, ora Fibi, sembra non aver ricordo apparente del male subito. E, solo come un cane sa fare, grazie all’amore, alla dedizione e alle cure della sua nuova famiglia, riuscirà a dimenticare il dolore e a ricambiare con tutta la fedeltà possibile l’affetto donatogli.
Fuego è fuori pericolo: sta decisamente meglio il cane torturato con il fuoco a Sassari

«Ci vorranno ancora 2-3 settimane di trattamento, in particolare per le ustioni» spiega la professoressa Maria Lucia Manunta.
Fuego è ufficialmente fuori pericolo. Il cagnolino che nelle settimane scorso era stato torturato con il fuoco in una zona residenziale di Sassari e che era arrivato in gravi condizioni all’ospedale Didattico Veterinario sta decisamente meglio e vivrà ancora a lungo.
A renderlo noto sono gli stessi medici della clinica che hanno assistito il cagnetto nelle ultime settimane. «Ci vorranno ancora 2-3 settimane di trattamento, in particolare per le ustioni» spiega la professoressa Maria Lucia Manunta.
«Reagisce bene alle terapie e ogni giorno fa un passo in più verso la guarigione – prosegue la dottoressa -. Ormai si alimenta da solo e fa brevi passeggiate nel giardino dell’ospedale. Continuiamo con i liquidi, gli antibiotici e gli analgesici, ma riducendo gradualmente le dosi».

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