Pastori sardi lanciano una nuova mobilitazione: “Siamo pronti a ricominciare”

Gli allevatori sardi sono pronti a una nuova mobilitazione: il Movimento Pastori Sardi pubblica una lettera aperta. "Da sempre abbiamo pagato ogni presa di coscienza del nostro ruolo sociale e, finché non troveremmo piena sazietà di giustizia sociale ed economica noi saremo sempre pronti a ricominciare"
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Il Movimento Pastori Sardi scrive una lettera aperta per lanciare una nuova mobilitazione, all’indomani dei provvedimenti giudiziari nei confronti di 14 pastori per le giornate di lotta degli scorsi mesi.
“Pastori, in questi giorni si sta procedendo alla notifica di atti giudiziari da parte della Procura della Repubblica nei confronti di manifestanti rei di aver manifestato il proprio disagio sociale nei confronti di una politica assente, di una burocrazia al limite della legalità e di un sistema produttivo che grazie alla sua forza di posizione, schiaccia i pastori imponendo prezzi stracciati sia per il valore del latte che per il valore degli agnelli.
Nel mese di febbraio i pastori, stanchi di questa insostenibile situazione, in maniera assolutamente spontanea, hanno iniziato a ribellarsi buttando il frutto del loro duro lavoro per terra al grido “meglio ai porci che agli industriali”. L’iniziativa si è allargata a macchia d’olio in tutto il territorio sardo, scavalcando il mare e trovando anche fra i pastori toscani, laziali e siciliani piena solidarietà, versando a loro volta il latte per strada. Innumerevoli i fenomeni di simpatia e solidarietà manifestata anche con uno sciopero generale delle scuole, manifestazioni di piazza e con la chiusura da parte delle attività commerciali e artigianali. Tantissimi gesti simbolici importanti come le lenzuola bianche sui balconi delle case, per non parlare anche del ruolo mediatico che la protesta ha avuto: non c’è testata giornalistica o televisiva che non abbia dedicato ampio spazio alla vertenza.
In tutta questa situazione la politica ha cavalcato la questione non in maniera scientifica cercando soluzioni al problema ma solo all’interno di una “visione elettorale”. Oggi, quella politica attraverso la magistratura sta presentando il conto contro persone che la loro unica colpa è quella di essere pastori e di essere, grazie ai loro sacrifici, gli artefici dell’unico segmento industriale che in Sardegna funziona, l’industria Agro-alimentare, per non parlare della vitalità che diamo ai nostri paesi attraverso il nostro ruolo economico, sociale e ambientale. Oggi i destinatari di quelle notifiche giudiziarie non dovevano essere i pastori ma tutti quelli che in cambio di qualche voto elettorale o di qualche notizia sensazionale hanno determinato ciò.
Da sempre abbiamo pagato ogni presa di coscienza del nostro ruolo sociale e, finché non troveremmo piena sazietà di giustizia sociale ed economica noi saremo sempre pronti a ricominciare. Per questo tutti i comitati del MPS sono mobilitati alla convocazione delle assemblee per lanciare una nuova grande mobilitazione che ricorderà le giuste responsabilità alla politica regionale e nazionale. Ai Pastori destinatari delle denunce porgiamo la nostra piena e incondizionata solidarietà“.

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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli

Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant'Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli.
Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant’Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
Nel vasto Parco di Tuvixeddu, che ospita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo, esiste una tomba finemente decorata che racchiude un legame sorprendente con l’antico Egitto. Si tratta della Tomba dell’Ureo, un sepolcro che spicca per la sua decorazione unica e il suo forte valore simbolico.
Il Parco di Tuvixeddu si estende per circa tre ettari e mezzo e rappresenta un’area di grande importanza storica, con reperti che testimoniano insediamenti umani risalenti persino al Neolitico. La necropoli, attiva dal VI secolo a.C. fino al primo periodo romano imperiale, è interamente scavata nella viva roccia calcarea e si distingue per le sue tombe “a pozzo”. Queste sepolture sono composte da una camera ipogea a pianta rettangolare, accessibile attraverso un pozzo verticale profondo dai 3 ai 7 metri. L’ingresso alla camera, chiuso da lastre di pietra, serviva a proteggere i defunti e i ricchi corredi funerari, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Mentre molte tombe della necropoli presentano semplici decorazioni, come fasce di colore rosso, e alcune maschere orride o simboli come il disco solare e il crescente lunare scolpiti all’esterno, due sepolcri si distinguono per l’eccezionalità delle loro decorazioni interne. La prima è la Tomba di Sid, o Tomba del Guerriero, che mostra su ogni parete una nicchia dipinta in rosso con la triade betilica. Sulle pareti corre un fregio di cerchi bordati di rosso e riempiti di azzurro, sostenuto da pilastri dipinti di rosso con capitelli a volute. Su una delle pareti è delineato un personaggio maschile barbuto, con un elmo e il petto nudo, intento a scagliare una lancia. Si pensa che possa rappresentare un guerriero o la divinità punica Sid, dio cacciatore.
La seconda e più rara sepoltura è proprio la Tomba dell’Ureo, che deve il suo nome al serpente alato, sacro agli Egizi, che è rappresentato sulla parete di fronte all’ingresso. Il serpente, sormontato dal disco solare, è affiancato da due fiori di loto e da due maschere con volto di gorgone, dal chiaro valore apotropaico, ovvero protettivo. Lungo i bordi della cella, fasce di ocra rossa decorano le pareti con palmette e altri fiori di loto, creando un’atmosfera suggestiva e misteriosa.
Dopo il III secolo a.C., i Romani ampliarono la necropoli, scavando sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa, specialmente nella parte che si affaccia su Viale Sant’Avendrace. Tra i sepolcri di età romana spicca il colombario noto come Tomba di Rubellio, il cui epitaffio menziona un Caio Rubellio, probabile proprietario del sepolcro. Un’altra tomba monumentale è quella di Atilia Pomptilla, un ipogeo funerario la cui facciata riproduce un tempietto in stile ionico composito. La tomba è comunemente chiamata Grotta della Vipera per la decorazione di due serpenti scolpiti sull’epistilio. Fu commissionata da suo marito, Lucio Cassio Filippo, che le dedicò versi d’amore immortali: “Che le tue ceneri, o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, germoglino viole, gigli e verdi fronde ove risaltino la rosa, il profumato zafferano ed il seprevivo amaranto. Possa tu, diventare ai nostri occhi il fiore della bella primavera”.
Il colle di Tuvixeddu ha avuto una storia travagliata anche in epoche successive. Nel Medioevo, con la distruzione di Santa Igia, molti sopravvissuti adattarono le tombe per usarle come abitazioni. In tempi più recenti, l’area è stata usata come cava per la produzione di cemento e, durante la Seconda guerra mondiale, è servita da rifugio antiaereo durante i bombardamenti. Fortunatamente, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sono iniziate le attività di tutela e recupero da parte della Soprintendenza. Con la realizzazione del parco nel 2014, l’area è diventata finalmente di libero accesso, permettendo al pubblico di immergersi nella storia millenaria di Cagliari e di esplorare una delle necropoli più affascinanti del Mediterraneo.

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