Il Cagliari concede partita e tre punti alla Roma: all’Olimpico finisce per 3-0 dopo che i rossoblù non hanno opposto grande resistenza alla maggiore voglia dei padroni di casa. L’uno-due iniziale di Fazio e Pastore ha definito il copione della gara che gli uomini di Rolando Maran hanno rispettato dal primo all’ultimo minuto, con una arrendevolezza che nessuno si attendeva alla vigilia. I giallorossi fanno un gran balzo verso il quarto posto, in ottica Champions League.

CRONACA.

Il Cagliari non intende fermarsi e si presenta allo stadio Olimpico con la formazione migliore per tentare il colpaccio. Calcio d’avvio della Roma che si porta presto dalle parti di Cragno con El Shaarawy, nessun pericolo per i rossoblù. Al 4′ i padroni di casa vanno in vantaggio: calcio d’angolo dalla destra di Pastore, Fazio vince per due volte una mischia e riesce a superare il portiere cagliaritano, aiutato dalla gol line technology. Evidentemente gli uomini di Maran sono storditi e all’8′ si beccano anche il raddoppio quando Pastore riceve palla al limite e la piazza alle spalle di Cragno. Il Cagliari risponde a stretto giro di posta con un destro potente di Pavoletti che Mirante deve deviare in angolo, Barella e Birsa sono vivaci e provano a scardinare in velocità la difesa avversaria. Cragno blocca a terra un tiro-cross di Dzeko, conclusione alta di Ionita dal limite. Al 33′ Kluivert salta ancora una volta Pellegrini, il cross è incornato da El Shaarawy ma Cragno non si fa sorprendere. Il tiro a segno della Roma vede l’arrivo di una traversa di Pastore, di un tiro a lato di Pellegrini e di una parata in allungamento plastico per Cragno su Kolarov.

Buon ritorno in campo per il Cagliari con un colpo di testa di Birsa che va di poco a lato. La Roma si fa vedere con Dzeko fermato da Cragno, seguono tanti errori da parte dei rossoblù che non sembrano avere le idee molto chiare. Al 54′ Dzeko viene frenato da Ceppitelli mandando la palla sul palo, Pellegrini tira fuori da buona posizione dopo una grande azione di El Shaarawy sulla sinistra. La profondità di Kluivert sulla destra si chiude con un cross basso sul quale non interviene nessuno, la punizione di Kolarov da ottima posizione viene bloccata dalla barriera. Al 65′ Ceppitelli rischia ancora una volta l’autogol deviando vicino alla porta un cross di El Shaarawy, Maran decide di inserire Deiola per Birsa. Il tiro cross di Cacciatore mette in difficoltà Mirante, costretto a deviare coi punti; a seguire il colpo di testa di Pavoletti è debole. I giallorossi si esaltano, arrivano facilmente dentro l’area rossoblù e sfiorano con El Shaarawy il tris – si allunga bene Cragno ad evitare il tracollo. Entrano Srna e Thereau per Cacciatore e Joao Pedro, la partita si incanala verso la fine con il 3-0 romanista all’86 quando Kolarov approfitta di una uscita a valanga di Cragno su Perotti per segnare a porta vuota.

TABELLINO.

ROMA: Mirante; Florenzi, Manolas, Fazio, Kolarov; Nzonzi, Lo. Pellegrini; Kluivert, Pastore (al 62′ Perotti), El Shaarawy (al 73′ Under); Dzeko. All. Ranieri.

CAGLIARI: Cragno (6.5); Cacciatore (4) (al 76′ Srna 5.5), Ceppitelli (4), Pisacane (4.5), Lu. Pellegrini (4); Barella (5), Cigarini (5), Ionita (5); Birsa (5) (al 67′ Deiola 5); Pavoletti (5), Joao Pedro (5) (al 84′ Thereau). All. Maran (5)

Arbitro: Gianluca Manganiello di Pinerolo

Gol: Fazio (4′), Pastore (8′), Kolarov (86′)

Ammoniti: Ceppitelli (35′), Pisacane (61′), Manolas (87′)

Note: recupero 0′ e 3′

Articolo di Giacomo Perra

Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.

Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.

Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.

Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..