Lo sapevate? Veniva da Montevecchio il piombo del tetto di Notre-Dame

Nel 1845 iniziò un imponente campagna di restauri della cattedrale parigina, che si conclusero solo 20 anni dopo. Per realizzare la copertura del tetto, crollato con l'incendio dei giorni scorsi, furono utilizzate 210 tonnellate di piombo proveniente dalla miniera di Montevecchio, che nel 1865 , con 1100 operai, era la più grande del Regno d'Italia.
Fu lo scrittore Victor Hugo con il suo romanzo Notre-Dame de Paris, pubblicato nel 1831 a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di restaurare la bellissima chiesa gotica di Parigi. Il 31 maggio 1842 venne presentata una petizione firmata da diversi intellettuali , tra i quali lo stesso Hugo, Alfred de Vigny e Jean-Auguste-Dominique Ingres. E finalmente nel 1844 venne assegnato l’incarico agli architetti Jean-Baptiste-Antoine Lassus e Eugène Viollet-le-Duc.
I lavori cominciarono nel 1845. Il progetto prevedeva una copertura in piombo dal peso totale di 210 tonnellate. Il metallo in gran parte proveniva dalle miniere di Montevecchio, borgo minerario tra Guspini e Arbus.
In quel periodo la miniera viveva uno dei periodi di maggiore sviluppo, rappresentava il centro minerario più ricco e importante del Regno d’Italia e tra i più produttivi d’Europa. Una curiosità che si legge nelle carte dell’epoca è che nel 1860, Viollet le Duc commissionò al carpentiere Bellu l’edificazione di una nuova Flèche, una nuova guglia. E il nome “Bellu” farebbe pensare a un origine sarda dell’artigiano, ma è difficile trovare ulteriori informazioni.

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