Sardi famosi: Sergio Atzeni, grande scrittore e punto di riferimento della letteratura isolana
I protagonisti delle sue storie appartengono alle più svariate classi sociali ma in modo particolare Atzeni mette in scena il popolo degli umili, degli sconfitti, dei marginali. Originali i suoi racconti, ancora di più, in alcuni romanzi, il suo linguaggio (un mix di sardo, italiano e cagliaritano parlato dai giovani nelle periferie), che ha fatto scuola tra gli scrittori (e i presunti tali) sardi dell’ultima generazione.
Sardi famosi: Sergio Atzeni, un grande scrittore e punto di riferimento della letteratura sarda negli ultimi decenni.
Nato a Capoterra nel 1952, da giovane ha collaborato da giornalista con le principali testate sarde. In questo periodo è attiva la sua militanza nel PCI (il padre fu a lungo segretario di federazione). Dopo aver trovato lavoro all’Enel, lasciò la Sardegna per Torino, dove si dedicò ai romanzi con grande spirito creativo.
I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna sin dalle epoche più remote, passando per le lotte sociali dei minatori durante il Fascismo, sino ai giorni nostri. Morì a Carloforte nel 1995.
I protagonisti delle sue storie appartengono alle più svariate classi sociali ma in modo particolare Atzeni mette in scena il popolo degli umili, degli sconfitti, dei marginali. Originali i suoi racconti, ancora di più, in alcuni romanzi, il suo linguaggio (un mix di sardo, italiano e cagliaritano parlato dai giovani nelle periferie), che ha fatto scuola tra gli scrittori (e i presunti tali) sardi dell’ultima generazione.
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Sardi famosi: Pinuccio Sciola, uno dei più grandi artisti italiani contemporanei
Tra i Sardi famosi non può mancare il grande scultore di San Sperate, scomparso due anni fa. Di lui resta il Paese Museo e un'opera sconfinata, legata strettamente alla sua poliedricità. Sciola infatti era non solo scultore ma anche pittore, muralista, fabbro, ceramista. Un Picasso sardo.
Sardi famosi, Pinuccio Sciola: uno dei più grandi artisti italiani contemporanei.
Tra i Sardi famosi non può mancare il grande scultore di San Sperate, scomparso due anni fa. Di lui resta il Paese Museo e un’opera sconfinata, legata strettamente alla sua poliedricità. Sciola infatti era non solo scultore ma anche pittore, muralista, fabbro, ceramista. Un Picasso sardo.
Riportiamo qui parte della sua biografia, presa dal sito della fondazione che porta il suo nome.
Vibrante di un fermento artistico e culturale a cui ha dedicato un’intera vita, Pinuccio Sciola, nato nella piccola realtà di San Sperate ha saputo trasformare i limiti e l’ostilità della propria terra in una risorsa senza precedenti. Il suo percorso artistico nasce con la vincita di una borsa di studio nel 1959 che gli permetterà di frequentare il liceo Artistico di Cagliari, l’Istituto d’Arte di Firenze a cui farà seguito l’Accademia Internazionale di Salisburgo dove segue i corsi di Minguzzi, Kokoschka, Vedova e Marcuse.
Nell’arco di quarant’anni le opere di Sciola sono state esposte o collocate presso prestigiosi spazi espositivi in tutto il mondo: ma è a partire dal 1996 che la sua ricerca artistica apre, per il mondo dell’arte, uno scenario nuovo e inaspettato quando il Maestro svela al mondo la magia del suono della pietra, una materia dura e statica, non più rilegata ad una sola funzionalità visiva e tattile, ma alla quale ha permesso di essere osservata attraverso un terzo senso: l’udito. Opere capaci di vibrare, e di emettere suoni, di comunicare allo spettatore il potere della natura e la forza della terra. Le pietre sonore vengono presentate per la prima volta in occasione del Festival Time Jazz di Berchidda in Sardegna e suonate dal percussionista Pierre Favre. Nel 2003 inizia una collaborazione con l’architetto Renzo Piano sceglie una monumentale scultura sonora per la Città della Musica a Roma. Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nomina Pinuccio Sciola Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Nel 2014, presso il Teatro Lirico di Cagliari, in occasione dell’opera la “Turandot” di Giacomo Puccini, l’intero allestimento scenografico viene curato dal Maestro Sciola, nello stesso anno gli verrà conferito il prestigioso premio “Medaglia Beato Angelico” e “Premio Donne del Marmo 2015” per il suo importante contributo alla storia della scultura durante la cinquantesima edizione a Verona della manifestazione “Marmoracc”.
Due settimane prima della scomparsa, avvenuta nel maggio del 2016,Pinuccio Sciola, si trovava a San Pietro in Vincoli (Roma) all’interno della manifestazione “StoneTales” dove svelò di fronte al Mosè di Michelangelo la risposta alla famosa domanda dell’artista rinascimentale: “Perché non parli?”.
Tutt’oggi prosegue il suo incessante e ricco lavoro presso la sua casa-studio ed il “Giardino Sonoro” in San Sperate grazie all’impegno dei tre figli, che tramite la Fondazione Sciola si dedicano a portare avanti la Sua filosofia di vita e quella che fu una ricerca artistica in continua evoluzione, costellata di successi, nuovi traguardi, e sfide ambiziose.
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