Jacopo Cullin e Paolo Zucca sbancano i botteghini: ‘L’uomo che comprò la Luna’ è campione di incassi

Una commedia divertente e intelligente che certifica ancora una volta il talento dei suoi interpreti, Jacopo Cullin su tutti, e la bravura del regista cagliaritano Paolo Zucca.
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Successo strepitoso al botteghino del film “L’uomo che comprò la luna”, diretto da Paolo Zucca e interpretato da Jacopo Cullin.
Con ben 69mila ticket staccati in sole 12 copie uscite solo in Sardegna, la commedia sarda si piazza addirittura al 14esimo posto nazionale, superando film con diffusione nazionale.
Il film, che vede tra gli altri interpreti anche Benito Urgu, Stefano Fresi e Francesco Pannofino, racconta la storia di Kevin, milanese di origini sarde che viene inviato come agente segreto nella Sardegna più profonda per scoprire la persona che dice di aver comprato la Luna.
Una commedia divertente e intelligente che certifica ancora una volta il talento dei suoi interpreti, Jacopo Cullin su tutti, e la bravura del regista cagliaritano Paolo Zucca.
Ecco finalmente il trailer de “L’Uomo che comprò la Luna!” di Paolo Zucca, dal 4 Aprile al Cinema! In anteprima in Sardegna distribuito da INDIGO FILM.
Gepostet von Jacopo Cullin am Montag, 11. März 2019
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Meraviglie di Sardegna: i murales di Orgosolo, un’Isola a colori

Orgosolo oggi vanta oltre 150 murales che abbelliscono le vie del centro storico, trasformando il paese in una galleria d’arte a cielo aperto, visitata ogni anno da migliaia di turisti.
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Meraviglie di Sardegna: i murales di Orgosolo, un’Isola a colori.
Da oltre mezzo secolo, i muri delle case di alcuni paesi della Sardegna raccontano storie, emozioni e battaglie, trasformandosi in vere e proprie tele a cielo aperto. I murales, nati come forma di protesta e affermazione identitaria, sono oggi uno dei simboli più vividi e riconoscibili dell’anima sarda. Questo fenomeno artistico non è soltanto decorazione urbana: è un’espressione culturale profonda, una narrazione collettiva che fonde estetica e impegno sociale, tradizione e contemporaneità.
Il muralismo in Sardegna affonda le sue radici nella fine degli anni Sessanta, prendendo ispirazione dal movimento messicano degli anni Trenta. Da allora, un’ondata di colore ha cominciato a invadere i paesi dell’interno, soprattutto quelli della Barbagia, con Orgosolo in testa, diventato nel tempo la patria indiscussa di questa forma d’arte. Fu proprio nel 1969, nel cuore di questo borgo barbaricino, che comparve il primo murale grazie al collettivo anarchico milanese Dioniso, gettando le basi di una lunga tradizione che non si è mai interrotta.
Orgosolo oggi vanta oltre 150 murales che abbelliscono le vie del centro storico, trasformando il paese in una galleria d’arte a cielo aperto, visitata ogni anno da migliaia di turisti. I primi murales avevano un forte carattere politico e sociale, affrontavano temi come la lotta di classe, le ingiustizie, l’oppressione e la speranza di riscatto. Le opere non nascevano da un solo artista, ma erano il risultato di un lavoro collettivo, guidato da un “mastro” esperto. Questo approccio ha reso ogni murale una voce corale della comunità, capace di dare forma e colore a pensieri e sentimenti condivisi.
Una figura centrale nello sviluppo del muralismo sardo è il professor Francesco Del Casino, senese di origine ma profondamente legato alla Sardegna. Nel 1975, in occasione del 30º anniversario della Liberazione, diede nuova linfa al movimento, coinvolgendo i suoi studenti nella creazione di nuovi murales. Da quel momento, l’arte muraria esplose letteralmente, con numerosi comuni sardi che iniziarono a commissionare opere ad artisti locali e internazionali per arricchire le facciate delle loro abitazioni.
Col passare del tempo, i temi trattati si sono moltiplicati: accanto alla denuncia sociale sono comparsi racconti di vita quotidiana, omaggi alle tradizioni popolari, scene agricole e pastorali, rappresentazioni delle bellezze naturali e della cultura sarda. Anche gli stili pittorici si sono evoluti, spaziando dal naif al realismo, dall’impressionismo all’espressione più infantile e sperimentale. La tecnica più utilizzata è una pittura ad acqua per interni, ma ciò che conta davvero è il messaggio, il legame viscerale tra l’opera, il territorio e la sua gente.
Se in passato molte opere andavano perdute per il rapido deterioramento, oggi il loro valore artistico è riconosciuto e la tendenza è cambiata: i murales vengono restaurati e preservati con cura, considerati ormai parte integrante del patrimonio culturale sardo. In un mondo che cambia velocemente, queste pitture restano ferme a testimoniare ciò che è stato e ciò che ancora resiste, rendendo ogni angolo dipinto un punto di osservazione sulla storia sociale dell’isola.
Visitare la Sardegna non significa solo godere del mare cristallino o delle montagne aspre: significa anche lasciarsi guidare dai colori dei suoi murales, che da più di cinquant’anni raccontano, con intensità e poesia, le mille sfaccettature di un popolo orgoglioso e fiero. Per chi ama l’arte, la storia e le tradizioni, i murales rappresentano un motivo in più – e non secondario – per esplorare questa terra incredibile.

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