Il Cagliari supera l’esame Spal e si porta ad un passo dalla salvezza: 2-1 coi gol di Faragò e Pavoletti. Ma la partita ha raccontato anche due traverse ed un palo colti, una serie di azioni pericolosissime dopo un primo tempo brutto. Poi nel secondo tempo gli uomini di Maran sono saliti di ritmo, hanno fatto sfracelli nell’area avversaria avvicinandosi tante volte al terzo gol.

Prima della gara è stato ossservato un minuto di ricordo in omaggio delle vittime del terremoto dell’Aquila, accaduto dieci anni fa.

CRONACA.

Maran rilancia Romagna in difesa dopo una lunga assenza, conferme davanti dove toccherà a Barella agire dietro Pavoletti e Joao Pedro. Calcio d’avvio per gli ospiti, recupero repentino dei rossoblù che indirizzano la gara sul proprio canale calcistico preferito. E infatti al 2’ la partita si sblocca: Barella riceve palla da Joao Pedro, prende la mira e scaglia un destraccio che Viviano non controlla – tutto facile per Faragò non fallire l’1-0 con la porta spalancata.  Non si accontenta il Cagliari, insiste ai lati con Pellegrini e Cacciatore, collezionando diversi calci d’angolo. Al 10’ una lunga manovra in verticale porta al tiro alto di Cigarini, tre minuti dopo c’è il primo squillo ferrarese da parte di Missiroli che conclude alle stelle un contropiede iniziato da Dickmann sulla fascia destra. Adesso la Spal si vede di più, e va a conquistare un calcio di rigore al 16’ su tocco di mano in area di Ceppitelli, rivisto col VAR: Antenucci spiazza Cragno e porta le due squadre in parità. Questo gol mette in difficoltà i rossoblù fin lì sicuri nella gestione della sfida. Ci vogliono ben dieci minuti per vedere Joao Pedro provare un tiro al volo, ribattuto da Vicari. A quel punto le due squadre si annullano a vicenda, più volte tentano un abbozzo d’azione ma c’è sempre la difesa che vince sull’attacco. Ionita prova a smuovere l’impasse dopo un tempo interminabile al 44’, palla docile nelle mani di Viviano. Il primo tempo si chiude sull’1-1 dopo tre minuti di recupero.

Al rientro in campo c’è di nuovo in Cagliari a primeggiare, Barella si sobbarca la squadra sulle spalle e su una sua invenzione Pavoletti incorna di poco alto sopra la traversa. Una ottima apertura di Cacciatore ancora per Pavoletti, Viviano para sicuro. Al 56’ cross di Pellegrini dalla sinistra, Felipe allunga e Barella colpisce al volo impegnando Viviano, poi Pavoletti fa fallo in area e l’azione sfuma.  Il bomber rossoblù ristabilisce la supremazia al 60’: sugli sviluppi di una punizione Ceppitelli colpisce la traversa, sul rimpallo arriva lesto proprio la punta di Livorno a portare il punteggio sul 2-1. Ancora una traversa al 64’, a coglierla è Ionita da posizione ravvicinata. Si riscatta la Spal quando Schiattarella vede il taglio di Antenucci e lo serve, l’attaccante si presenta da solo in area ma trova la ferrea respinta di Cragno. Cigarini deve uscire per infortunio, dentro Bradaric in mezzo al campo; a seguire tocca a Birsa vedere il campo per Joao Pedro. Al 79’ grossa azione di Birsa e Barella in contropiede, Faragò va al tiro ma trova la respinta di Viviano; dibattito in area spallina poco dopo quando un difensore ospite tocca palesemente con la mano ma l’arbitro non ravvede. Non contento, il direttore di gara toglie un gol a Barella per un presunto fallo in area di Pavoletti scatenando le ire dei tifosi. Ultimo cambio per Maran che inserisce Padoin per Ionita, al 90’ Pellegrini trova in area Faragò che ci prova con la mezza rovesciata ma la cicca completamente. Sbaglia pure Birsa da ottima posizione, ma il tempo va verso la conclusione: 2-1 per il Cagliari.

TABELLINO.

Cagliari: Cragno (7.5), Cacciatore (7), Ceppitelli (5), Romagna (5.5), Pellegrini (7), Faragò (7), Cigarini (5.5) (al 73’ Bradaric 6), Barella (7.5), Ionita (6.5) (al 86’ Padoin si), Pavoletti (7), Joao Pedro (6) (al 77’ Birsa 6). All. Maran (7)

Spal:  Viviano, Fares, Vicari, Bonifazi, Felipe, Kurtic (al 62’ Costa), Schiattarella (al 82’ Valoti) Dickmann (al 70’ Petagna), Missiroli, Antenucci, Paloschi. All. Semplici 

Arbitro: Luca Banti di Livorno 

Gol: Faragò (2’), Antenucci (rig. 18’), Pavoletti (60’)

Ammoniti: Ceppitelli (18) Dickmann (24’), Cigarini (30’), Felipe (55’), Fares (58’), Pavoletti (67’)

Note: recupero 3’ e 5’ 

C’è un angolo remoto della Sardegna dove la geologia incontra l’immaginazione popolare: è l’isola del Toro, il punto più meridionale dell’intera regione, una scheggia di terra vulcanica solitaria e affascinante, che emerge dalle acque 11 chilometri a sud di Sant’Antioco.

Il Toro, assieme a Vacca e Vitello, forma quella che viene chiamata, con un pizzico di ironia, la “triade bovina” dell’arcipelago sulcitano. Tre isole disabitate, rocciose e selvagge, che portano nomi da stalla ma raccontano una storia lunga milioni di anni. Ce la racconta il paleontologo Daniel Zoboli.

Dal punto di vista geologico, queste isole sono figlie del fuoco. Vacca e Vitello, come Sant’Antioco e San Pietro, risalgono al ciclo vulcanico eocenico-miocenico, che ha modellato questa parte della Sardegna fino a circa 15 milioni di anni fa. Ma l’Isola del Toro è qualcosa di diverso. È un “neck” vulcanico, ovvero il condotto centrale di un antico vulcano ormai eroso, formatosi durante un ciclo vulcanico più recente (tra Serravalliano e Pleistocene) che ha interessato varie aree dell’isola.

Le colate laviche che compongono il Toro, con una composizione tra il benmoreitico e il trachitico, sono state datate a 11,8 milioni di anni fa. Sono le prime tracce di un fenomeno che, nei millenni successivi, porterà alla formazione delle giare, del Monte Arci e del Montiferru, dando alla Sardegna alcune delle sue strutture geologiche più imponenti.

Con una superficie di appena 11 ettari e un’altitudine massima di 112 metri, il Toro si impone più per la sua posizione estrema e la sua origine profonda che per la sua estensione. Sospeso tra mare e magma, rappresenta non solo il limite fisico meridionale della Sardegna, ma anche un testimone immobile di una lunga storia vulcanica che ha scolpito il volto dell’isola.