(FOTO) Cagliari, a Palazzo Doglio un hotel di lusso, nuove piazze, ristoranti e pasticcerie
Palazzo Doglio e la riqualificazione dell'area della Basilica di San Saturnino - Foto di Matteo Lecis Cocco Ortu 7
A presentare il progetto il consigliere Pd e candidato alle primarie per il candidato sindaco del centrosinistra Matteo Lecis Cocco-Ortu.
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«Dopo l’approvazione della riqualificazione della Scala di Ferro, che tornerà ad essere un albergo di alto livello in cambio della gestione della musealizzazione dell’area archeologica sottostante e dell’uso pubblico dei parcheggi è arrivata oggi in aula la proposta di Programma integrato per la riqualificazione urbana del comparto che ricomprende il complesso edilizio denominato “Palazzo Doglio e la Basilica paleocristiana di San Saturnino”». L’annuncio è del presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Cagliari e candidato alle primarie del centrosinistra Matteo Lecis Cocco-Ortu.
«Sarà realizzato un albergo di grande pregio e un insieme di interventi di valorizzazione dei beni storico-monumentali presenti nel comparto» aggiunge il consigliere comunale Pd.
«Abbiamo dato il positivo parere del Consiglio Comunale alla riqualificazione di Palazzo Doglio per la realizzazione di un albergo a cinque stelle, con una valutazione dei benefici pubblici e delle convenienze private dell’investimento – spiega Lecis Cocco-Ortu -. In cambio delle modifiche richieste all’immobile saranno realizzati i lavori di riqualificazione di piazza San Cosimo, l’illuminazione della Basilica di San Saturnino e delle vie limitrofe, la realizzazione di una piazza lineare in vico Logudoro e la creazione di una piazza privata ad uso pubblico all’interno della corte su cui si affacceranno il ristorante del Forte Village, altri ristoranti e pasticcerie, la rigenerazione di piazza Ichnusa e la riqualificazione del “teatro celato” tra via Logudoro e via San Lucifero».

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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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