(VIDEO) Nuvola di fumo nero dalle ciminiere della Saras, ambientalisti: “Pazzesco”

Un video di una nuvola di fumo nero che fuoriesce dalle ciminiere della Saras è stato pubblicato da un'associazione ambientalista di Sarroch.
«Mattinata di oggi 14 marzo 2019. Così pure il giorno precedente e dopo le 14.00 sempre di oggi. In una sola parola : “ Pazzesco”».
Con queste parole l’associazione ambientalista di Sarroch “Salva il Mare” ha pubblicato un video su Facebook in cui si vede una nuvola di fumo nero fuoriuscire da una ciminiera della Saras di Sarroch.
«Da segnalare opportunamente a ciò – si legge ancora nel post dell’associazione – risulta che abbiano dismesso una centralina di rilevamento situata presso la caserma della Guardia di Finanza di Sarroch e di ciò vi gireremo la notizia più dettagliatamente».
Mattinata di oggi 14 marzo 2019. Così pure il giorno precedente e dopo le 14.00 sempre di oggi. In una sola parola : “ Pazzesco”. Da segnalare opportunamente a ciò, che risulta che abbiano dismesso una centralina di rilevamento situata presso la caserma della Guardia di Finanza di Sarroch e di ciò vi gireremo la notizia piu dettagliatamente.
Gepostet von Associazione Salva il Mare am Donnerstag, 14. März 2019
![]()
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In un paese della Sardegna nell’800 solo i poveri potevano cogliere fichi d’india dalla strada: sapete perchè?

Un dettaglio curioso, eppure eloquente, su come anche una pianta spinosa potesse diventare terreno di scontro sociale. Vi spieghiamo tutto in questo articolo
Lo sapevate che a Decimo, nel lontano 1831, si combatteva per i fichi d’India? Non era solo questione di gusto: si trattava di sopravvivenza. Le siepi di fichi d’India, con le loro pale armate di spine e i frutti succosi, segnavano i confini dei terreni e al tempo stesso offrivano un piccolo tesoro accessibile a tutti — almeno sul lato rivolto verso la strada.
Per chi non possedeva nulla, quei frutti erano pane quotidiano, una dispensa naturale a portata di mano. Ma per i pochi benestanti con appezzamenti di terra e stalle da riempire, i fichi d’india rappresentavano cibo gratuito per ingrassare i maiali. Così ogni estate si accendeva una silenziosa battaglia: da una parte i poveri che cercavano di riempire la pancia, dall’altra i ricchi che volevano riempire le mangiatoie.
La tensione divenne talmente insostenibile che il 13 agosto 1831 il Sindaco Giuseppe Casula mise nero su bianco un’ordinanza che oggi ha il sapore di un racconto quasi fiabesco: solo chi non possedeva maiali poteva raccogliere i fichi dalla parte esterna delle siepi, e solo con una cannocchia lunga sei palmi. Un gesto per riportare un po’ di giustizia e impedire che i soliti furbi si travestissero da poveri per arraffare fichi da rivendere o usare per il proprio bestiame.
“Si rispetti il costume antico”, scriveva Casula, ricordando che la povertà vera meritava dignità e sostegno, anche solo sotto forma di un fico d’India strappato con un bastone. Ai trasgressori? Mezzo scudo di multa.
Un dettaglio curioso, eppure eloquente, su come anche una pianta spinosa potesse diventare terreno di scontro sociale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA