Un 33enne è morto sbranato da uno dei leoni che teneva nel giardino. Come riporta Il Messaggero, la tragedia è avvenuta ieri mattina a Zdechov, Repubblica Ceca. La comunità è sotto choc anche se a detta di molti si trattava di qualcosa di evitabile. Per recuperare i resti di Michel Prasek, questo il nome dell’uomo, è stato necessario abbattere gli animali.

Nel 2016 Prasek aveva adottato, senza avere il permesso, una coppia di leoni. Inutile dire che né i vicini di casa, terrorizzati dalla vista dei possenti animali, né i concittadini fossero contenti. L’estate scorsa, mentre l’uomo passeggiava con la leonessa al guinzaglio, si rischiò un’altra tragedia: l’animale vide una ciclista di passaggio e tentò di aggredirla.

Il sindaco della città non si è detto sorpreso, benché amareggiato: «Nessuno aveva autorizzato l’uomo a possedere quei leoni come animali domestici, come amministrazione abbiamo cercato di risolvere il problema ma quell’uomo non ne voleva sapere».

C’è una Sardegna che resiste al tempo, che non dimentica le proprie radici e continua a custodire saperi antichi con la stessa cura di un tesoro. È questa la Sardegna raccontata dal giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che ha condiviso la sua esperienza in un’azienda agricola con agriturismo nel cuore del Sulcis: Sogno Sulcitano.

Qui, a conquistare subito l’attenzione, è Nerina, ultrasettantenne instancabile che ogni giorno, dall’alba al tramonto, lavora con dedizione in un forno che ha 250 anni di storia. Con mani esperte e gesti tramandati da generazioni, impasta grani antichi coltivati direttamente dall’azienda per dare vita a pane fragrante, fregula – “la migliore mai assaggiata fino ad ora”, scrive Ranucci – fettuccine e dolci che non sono semplici ricette, ma vere opere d’arte capaci di racchiudere sapori perduti.

Nerina non ha mai preso un aereo. Ha scelto di restare saldamente ancorata al suo mondo, fatto di forno caldo, terra e tradizioni. Una vita semplice e straordinaria, nella quale però non manca la passione per la lettura, che coltiva con la stessa intensità della sua arte in cucina.

Il racconto di Ranucci è un omaggio a quella Sardegna che non cede all’omologazione, ma continua a custodire le proprie radici, trasformandole in un’esperienza sensoriale unica, da assaporare e da tramandare.