(VIDEO) Latte, il tavolo è un flop. I Pastori: “Meravigliati. Industriali non interessati a soluzione”

Pareri molto contrastanti all'uscita dal tavolo che si è tenuto oggi al ministero sulla crisi del latte ovino sardo.
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Nulla di fatto al tavolo del latte convocato a Roma dal ministro delle Politiche Agricole Gianmarco Centinaio. Assenti gli industriali che hanno delegato la loro posizione ad Assolatte. Delusione e amarezza hanno manifestato i rappresentanti dei pastori sardi presenti a Roma, intervistati dai membri dell’Associazione di cultura sarda di Roma “Acrase Maria Lai”.
«Non siamo né delusi, né amareggiati, ma meravigliati – ha detto Gianuario Falchi -. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità. Evidentemente una soluzione non interessa a tutti. Da domani non si sa, noi avviseremo la gente che si aspettava molto di più. Ognuno deciderà per sé».
Gepostet von Acrase Maria Lai am Donnerstag, 21. Februar 2019
Dello stesso avviso anche Nenneddu Sanna che racconta: «Siamo venuti qui abbandonando il nostro lavoro e il nostro gregge. Non l’ho fatto neanche quando è morto mio padre. Ci sentiamo umiliati, non so cosa pensare. Forse hanno già tastato il terreno e deciso di continuare a snobbarci».
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Il presidente di Coldiretti Sardegna Giambattista Cualbu parla di «irresponsabilità» da parte degli industriali.
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«Esco molto soddisfatto da questa riunione – ha detto invece il ministro Centinaio -. Abbiamo concretizzato alcuni dei 10 punti di cui abbiamo parlato a Cagliari, come la nomina del prefetto incaricato, il prefetto di Sassari. Penso alle proroghe riguardo la situazione dei consorzi e dei conferimenti, concordato per luglio. Penso al decreto legge relativo ai fondi da mettere a disposizione e al registro elettronico. Oggi non si è parlato del prezzo né della proposta dei pastori, si è parlato di apertura del tavolo tecnico il prima possibile. Sarà il prefetto di Sassari a convocarlo con la presenza di un membro del ministero dell’Agricoltura, della regione, due rappresentanti ciascuno per pastori, agricoltori, cooperative e Assolatte. I pastori ci hanno detto che i presidi proseguiranno ma con un ulteriore abbassamento della tensione. Auspico da parte di tutti consapevolezza».
Gepostet von Acrase Maria Lai am Donnerstag, 21. Februar 2019
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli

Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant'Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
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La tomba segreta di Tuvixeddu: un gioiello egizio nascosto nella necropoli.
Nel cuore di Cagliari, sul colle di Tuvixeddu nel popolare quartiere di Sant’Avendrace, si cela un tesoro archeologico di rara bellezza che pochi hanno avuto la possibilità di ammirare.
Nel vasto Parco di Tuvixeddu, che ospita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo, esiste una tomba finemente decorata che racchiude un legame sorprendente con l’antico Egitto. Si tratta della Tomba dell’Ureo, un sepolcro che spicca per la sua decorazione unica e il suo forte valore simbolico.
Il Parco di Tuvixeddu si estende per circa tre ettari e mezzo e rappresenta un’area di grande importanza storica, con reperti che testimoniano insediamenti umani risalenti persino al Neolitico. La necropoli, attiva dal VI secolo a.C. fino al primo periodo romano imperiale, è interamente scavata nella viva roccia calcarea e si distingue per le sue tombe “a pozzo”. Queste sepolture sono composte da una camera ipogea a pianta rettangolare, accessibile attraverso un pozzo verticale profondo dai 3 ai 7 metri. L’ingresso alla camera, chiuso da lastre di pietra, serviva a proteggere i defunti e i ricchi corredi funerari, oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Mentre molte tombe della necropoli presentano semplici decorazioni, come fasce di colore rosso, e alcune maschere orride o simboli come il disco solare e il crescente lunare scolpiti all’esterno, due sepolcri si distinguono per l’eccezionalità delle loro decorazioni interne. La prima è la Tomba di Sid, o Tomba del Guerriero, che mostra su ogni parete una nicchia dipinta in rosso con la triade betilica. Sulle pareti corre un fregio di cerchi bordati di rosso e riempiti di azzurro, sostenuto da pilastri dipinti di rosso con capitelli a volute. Su una delle pareti è delineato un personaggio maschile barbuto, con un elmo e il petto nudo, intento a scagliare una lancia. Si pensa che possa rappresentare un guerriero o la divinità punica Sid, dio cacciatore.
La seconda e più rara sepoltura è proprio la Tomba dell’Ureo, che deve il suo nome al serpente alato, sacro agli Egizi, che è rappresentato sulla parete di fronte all’ingresso. Il serpente, sormontato dal disco solare, è affiancato da due fiori di loto e da due maschere con volto di gorgone, dal chiaro valore apotropaico, ovvero protettivo. Lungo i bordi della cella, fasce di ocra rossa decorano le pareti con palmette e altri fiori di loto, creando un’atmosfera suggestiva e misteriosa.
Dopo il III secolo a.C., i Romani ampliarono la necropoli, scavando sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa, specialmente nella parte che si affaccia su Viale Sant’Avendrace. Tra i sepolcri di età romana spicca il colombario noto come Tomba di Rubellio, il cui epitaffio menziona un Caio Rubellio, probabile proprietario del sepolcro. Un’altra tomba monumentale è quella di Atilia Pomptilla, un ipogeo funerario la cui facciata riproduce un tempietto in stile ionico composito. La tomba è comunemente chiamata Grotta della Vipera per la decorazione di due serpenti scolpiti sull’epistilio. Fu commissionata da suo marito, Lucio Cassio Filippo, che le dedicò versi d’amore immortali: “Che le tue ceneri, o Pomptilla, fecondate dalla rugiada, germoglino viole, gigli e verdi fronde ove risaltino la rosa, il profumato zafferano ed il seprevivo amaranto. Possa tu, diventare ai nostri occhi il fiore della bella primavera”.
Il colle di Tuvixeddu ha avuto una storia travagliata anche in epoche successive. Nel Medioevo, con la distruzione di Santa Igia, molti sopravvissuti adattarono le tombe per usarle come abitazioni. In tempi più recenti, l’area è stata usata come cava per la produzione di cemento e, durante la Seconda guerra mondiale, è servita da rifugio antiaereo durante i bombardamenti. Fortunatamente, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sono iniziate le attività di tutela e recupero da parte della Soprintendenza. Con la realizzazione del parco nel 2014, l’area è diventata finalmente di libero accesso, permettendo al pubblico di immergersi nella storia millenaria di Cagliari e di esplorare una delle necropoli più affascinanti del Mediterraneo.

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