Deturpa la cattedrale di Trani con una dedica d’amore. «Luigi, hai una fidanzata idiota», scrive il sindaco

#Italia Scrive «Ti Amo, Luigi» e «Amore Mio» con una bomboletta spray rossa sul muro perimetrale della meravigliosa cattedrale di Trani. Il sindaco scrive: "Luigi, hai una fidanzata idiota. Convincila a ripulire tutto e subito prima che sia troppo tardi"
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“Luigi, hai una fidanzata idiota, che non sa minimamente in che guaio si è cacciata con questa porcata. Luigi avvisala, per cortesia. E convincila a ripulire tutto e subito prima che sia troppo tardi. E magari convincila a leggere qualche libro sulla storia della nostra Cattedrale: ne ha bisogno”, così ha scritto su Facebook il sindaco di Trani, Amedeo Bottaro a seguito dell’atto vandalico perpetrato ai danni della spettacolare cattedrale della città.
«Ti Amo, Luigi» e «Amore Mio»: la dedica d’amore è stata realizzata utilizzando una bomboletta spray di vernice rossa da parte di una ragazza che, evidentemente, non si è resa conto che quello che stava deturpando non era un semplice muro ma la meravigliosa cattedrale di Trani, risalente all’epoca della dominazione normanna.
“Sono davvero grato a tutte quelle aziende non tranesi (penso ad esempio alla Barsa) che in queste ore mi hanno contattato dichiarandosi disponibili ad effettuare l’intervento di cancellazione delle scritte dalla nostra Cattedrale, ha scritto poco fa il primo cittadino su facebook. Grazie. Sono altrettanto orgoglioso di aver ricevuto analoga disponibilità da molte aziende tranesi a dimostrazione di come l’orgoglio cittadino sia tutt’altro che sopito. Sarà Trani a restituire la Cattedrale in tutto il suo splendore al mondo intero”.

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Suicidio assistito. I Vescovi sardi: «La vita va sempre difesa, non possiamo accettarlo»

Dopo l’approvazione in Consiglio regionale, l’appello: «Non smarriamo l’umanità, investiamo nelle cure palliative e nel sostegno alle famiglie».
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La Conferenza episcopale sarda esprime «profonda preoccupazione» dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Sardegna, della legge che regola tempi e procedure per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019.
«Abbiamo appreso con dolore e apprensione il voto del Consiglio regionale – dichiarano i Vescovi –. Riteniamo che non sia accettabile aiutare un malato a morire, perché la vita va sempre difesa, in ogni sua condizione».
La posizione dei pastori della Chiesa sarda non si colloca sul piano della contrapposizione politica, ma su quello della dignità della persona. «Il tema della difesa della vita – sottolineano – non può diventare occasione di strumentalizzazioni elettorali o di divisioni ideologiche. È invece necessario un approfondimento serio, rispettoso e convincente, che riconosca il valore inalienabile di ogni essere umano».
I Vescovi richiamano anche il recente comunicato della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana del 19 febbraio 2025, condividendone pienamente le parole: «Auspichiamo che, nell’attuale quadro giuridico e normativo, si possa giungere a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, e sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza. È su questo che occorrerebbe concentrare gli sforzi».
Uno degli aspetti più urgenti riguarda proprio il contesto isolano. «Nella realtà sarda – affermano i presuli – appare ancor più necessario dare concreta attuazione al Piano di potenziamento della Rete regionale di cure palliative 2024, approvato lo scorso 5 settembre dalla Giunta regionale».
La Conferenza episcopale della Sardegna ribadisce inoltre: «La dignità della persona non viene meno con la malattia né quando si riduce l’efficienza fisica. Non parliamo di accanimento terapeutico, al quale siamo da sempre contrari, ma di non smarrire l’umanità di fronte alla fragilità».
Concludendo il loro intervento, i Vescovi affidano un appello alla società civile e alle istituzioni: «Il compito che ci sta davanti è custodire la vita, prendersi cura delle persone, sostenere le famiglie. È qui che si misura la civiltà di una comunità».

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