Il padre accosta e lui esce dalla macchina: bimbo di 3 anni falciato e ucciso da un’auto
				#Italia Il piccolo, 3 anni, era seduto sul seggiolino posteriore. Il padre si è fermato e lui è uscito all'improvviso dall'auto finendo in strada. Qui è stato prima evitato da una macchina ma la seconda che è passata l'ha travolto
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Tragedia a Cesena. Un bimbo di tre anni, di origini senegalesi, è morto investito da un’auto. Era in macchina col padre: l’uomo ha accostato, per motivi non chiari. Il bimbo, su un seggiolino sul retro, è sfuggito alla sua attenzione, è sceso e ha attraversato: una vettura l’ha schivato, un’altra invece l’ha centrato. E’ morto poi all’ospedale Bufalini di Cesena.
Come riportato da Tgcom, il padre della vittima risiede con la famiglia nel centro del vicino comune di Savignano sul Rubicone. Era alla guida di una Audi A2 e stava percorrendo la provinciale 10 quando si è fermato per quella che viene definita un’emergenza, non meglio specificata. E’ uscito dalla macchina e ha perso di vista il figlioletto che era sul sedile posteriore, su un apposito seggiolino da bambini, ma non è chiaro se fosse legato e in che modo.
In ogni caso il piccolo è sceso ed è finito in breve tempo in mezzo alla strada. Proprio in quel momento stavano arrivando altre auto. La prima è riuscita a evitarlo, mentre una Fiat Punto l’ha travolto ed è finita poi in un fosso. E’ intervenuto il 118, ma inutile e’ stata la corsa in ospedale, dove il bimbo non ce l’ha fatta.
        
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà

Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà.
Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
Una decisione che segna la fine di un’epoca per la vita culturale dell’isola e apre una ferita profonda nel cuore di chi, in questi anni, ha trovato nel festival uno spazio di libertà e confronto. Nato all’inizio degli anni Duemila come progetto indipendente e inclusivo, il Marina Cafè Noir non è mai stato un semplice evento letterario. È stato un laboratorio urbano, un punto di incontro tra libri, teatro, musica e impegno civile. Ha occupato piazze e strade, trasformando angoli dimenticati della città in luoghi di partecipazione. Ogni edizione ha raccontato il mondo da prospettive diverse, intrecciando voci, generi e linguaggi. Gli organizzatori hanno sempre difeso l’idea di una cultura accessibile, capace di far dialogare realtà diverse, e nel tempo il festival è diventato un riferimento riconosciuto a livello nazionale, citato da riviste e guide come uno dei più originali d’Italia.
Negli anni, il Mcn ha saputo costruire una comunità viva e accogliente. Ha dato spazio a scrittori, artisti e pensatori italiani e internazionali, ma anche a chi, semplicemente, desiderava ascoltare e partecipare. Ha raccontato Cagliari fuori dai suoi confini, mostrando un volto aperto, creativo e contemporaneo della città. Tuttavia, dietro l’entusiasmo del pubblico e il prestigio conquistato, il rapporto con le istituzioni locali si è progressivamente incrinato. L’organizzazione ha denunciato un clima amministrativo sempre più complesso, fatto di ostacoli burocratici e di una percezione distorta del proprio ruolo. Sentirsi considerati un problema più che una risorsa, spiegano dall’associazione culturale Chourmo, ha reso insostenibile continuare a operare nello stesso contesto. Così è arrivata la decisione più difficile: sospendere le attività a Cagliari e cercare altrove nuovi spazi per far vivere il progetto. Il futuro del Marina Cafè Noir rimane aperto, come le storie che ha raccontato in questi ventitré anni. L’anima del festival continuerà a viaggiare, portando con sé la stessa energia, lo stesso desiderio di incontro e quella passione civile che lo hanno reso unico. Cagliari, invece, dovrà fare i conti con un’assenza che pesa, quella di un progetto che ha saputo parlare alla città e al mondo, ricordando a tutti che la cultura è prima di tutto un atto di libertà condivisa.
          
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