“Marito usato a 18 euro trattabili”: 40enne tedesca vende il coniuge su ebay

#Mondo Amburgo: moglie cerca di vendere il marito su ebay a 18 euro. Ovviamente era solo uno scherzo ma, a suo dire, le richieste non sono mancate
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È successo ad Amburgo, in Germania, dove una donna quarantenne, stanca del marito, ha deciso di sbarazzarsi del coniuge. Prezzo modico: 18 euro. Negoziabili. E la quarantenne, come si legge sul Berliner Morgenpost, ha rivelato di aver ricevuto diverse risposte. Poi, purtroppo, l’annuncio è stato rimosso dal sito. È stato durante le vacanze natalizie che la donna è arrivata alla conclusione di riciclare il marito (periodo ideale per “rivendere” regali non graditi). Ovviamente era tutto uno scherzo: “A un certo punto ne ho avuto abbastanza“, ha raccontato la quarantenne, riferendosi al marito, con cui è sposata da sette anni.
“Nei primi giorni delle vacanze di Natale mi sono semplicemente resa conto che non siamo più compatibili: cedo volentieri mio marito. Il reso non è ammesso. Le richieste vanno inviate per e-mail”, ha scritto nell’annuncio pubblicato online proprio il giorno di Natale. Come riportato da TpiNews, titolo del post parla da sé: “Marito, usato”. E si legge ancora: “Il ritiro è possibile anche oggi, così lo puoi provare subito domani, a Santo Stefano”, specificando poi il prezzo. Quei 18 euro, per di più negoziabili.

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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha "promosso" il giro di vite voluto dall'amministrazione dell'ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
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Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.
Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.
Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.
Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.
I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.
Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.
Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.

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