Un ragazzo straordinario chiamato Leonardo Pavoletti

Storia di un ragazzo eccezionale, in grado di raccogliere grosse soddisfazioni sia dentro che fuori dal campo.
Il vero Natale è nella felicità dei bambini. Vedono un distinto e paffuto signore travestito da Babbo Natale, ha una voce giovane, parla di calcio e di colpi di testa. I piccoli presenti al Cagliari 1920 Store di via Carlo Felice si aspettano dei doni, sono stati bravi quest’anno. E quale regalo migliore sarebbe quello di trovarsi di fronte Leonardo Pavoletti? Lo si nota in particolare quando l’attaccante si svela e un bimbo che scatta verso di lui, gli tocca il viso e glielo sfrega. Gli dice «avevo capito che eri tu» e Leonardo sorride, lo abbraccia. E abbraccia anche i suoi coetanei, passa i regali e fa dei selfie. Si diverte , ride e urla “Forza Cagliari” assieme a loro.
Conosciamo il Leonardo Pavoletti calciatore, corretto e costante in fase realizzativa. Quindici gol a Lanciano, dodici a Sassuolo, venti a Varese, ventitrè a Genova e diciasette a Cagliari: ovunque ha lasciato un bel ricordo per le sue qualità. Pure a Napoli gli han voluto bene, anche se un infortunio e l’ostracismo di Sarri gli han levato l’opportunità di dimostrare di esser pronto ad un alto livello. Il ragazzone toscano però abbina doti calcistiche a doti umane difficili da ritrovare in altri colleghi. «I sardi mi hanno adottato subito» ha raccontato in una recente intervista. Passata l’altezzosità di Marco Borriello, il suo arrivo è sta una boccata d’ossigeno nel cuore dei tifosi rossoblù. Contano i fatti, specie se sei un calciatore. Contano gli atteggiamenti, specie se sei un uomo.
Il Cagliari lo ha promosso a testimonial di Natale , “sfruttando” il suo infortunio. Bambini e tifosi sono stati felici di vederselo di fronte: la sua sensibilità è nota ma solo ora i sardi la stanno toccando con mano. Nel 2015, quando vestiva altri panni rossoblù (quelli del Genoa), andò a far visita ad un tifoso che ebbe un infarto nel tentativo di esultare per un suo gol. Ha spesso indossato il naso rosso per collaborare con la ONLUS Medici del Sorriso, si è reso disponibile con chiunque gli volesse anche solo rivolgere una domanda o volesse fare una foto. È molto attento alle richieste dei bambini: in aprile il piccolo Federico aveva esibito uno striscione in cui gli chiedeva in regalo la sua maglia, e il bomber lo ha accontentato.
Si è integrato bene a Cagliari, ama il mare e le città portuali. Utilizza il sardo su Instagram, suo figlio Giorgio è nato nel capoluogo e non manca di passare diversi momenti delle sue giornate al Poetto. Con Elisa, la compagna, stanno assieme da una decina d’anni e in Sardegna hanno trovato il loro ideale nido d’amore: «In città mi trovo benissimo, è una realtà bellissima. Amo il pesce da buon livornese e in Sardegna ho imparato ad apprezzare le specialità tipiche». Al suo arrivo aveva promesso gratitudine, dedizione e umiltà. Ha ancora due anni di contratto, eppure già si parla di rinnovo: se tutto va bene concluderà la sua carriera nell’isola.
Da piccolo sognava di fare il pompiere o il meccanico. Nel calcio ci si è ritrovato quasi per caso, diventato professionista a suon di gol. Nel 2012 però la sua carriera ha subìto una frenata che avrebbe potuto chiudergli ogni porta: è stato squalificato 40 giorni per doping per aver assunto Rinofluimucil per curare un raffreddore. Una situazione assurda a cui ha reagito col solito impegno e tanta determinazione, a ben vedere il gol siglato all’Ascoli alla prima gara dal rientro. «Dopo quel periodo negativo, diventai un’altra persona. Giocavo cinque minuti? E in quei cinque minuti davo tutto. E tornai a fare gol» ha spiegato. Un momento di passaggio di una carriera in ascesa fino alla maglia della nazionale e all’affetto della Sardegna.

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