A poco più di un mese dalle elezioni suppletive, le coalizioni stanno mettendo a punto i nomi dei candidati che correranno per occupare il posto che fu del velista Andrea Mura, deputato eletto con il M5s e poi dimessosi a seguito delle numerose assenze nell’Aula.

Manca poco al 20 gennaio ma pare che solo il centrosinistra abbia raggiunto l’accordo su nome del candidato e simbolo: sarà infatti il giornalista Andrea Frailis che correrà con il simbolo Progressisti di Sardegna. Il Pd ha appoggiato pienamente la candidatura di Frailis, ora manca la riunione della coalizione nella quale si approverà il simbolo che sarà quasi  certamente Progressisti di Sardegna. È una «coalizione larga, – ha detto all’Ansa il segretario regionale del Pd Emanuele Cani – che ricomprende il quadro politico del centrosinistra storico ma che si apre anche a nuovi apporti: il fatto che al tavolo per le suppletive ci sia +Europa e il partito di Pizzarotti, Sardegna in comune, e già un segno di grande apertura».

Per il collegio uninominale di Cagliari per la Camera, centrodestra e M5s aspettano invece l’ultimo minuto per decidere ma c’è tempo solo sino a lunedì 17 dicembre quando i nomi dei candidati dovranno comparire nella cancelleria della Corte d’Appello.

I cinquestelle non fanno sapere nulla e sarà proprio lo staff di Luigi Di Maio a rendere noto il nome che pare ci sia già. Sul fronte del centrodestra, invece, manca l’accordo fra chi tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia dovrà proporre il candidato. Tra i papabili di Forza Italia ci sarebbe Edoardo Tocco a fianco a Stefano Tunis che però è occupato nella lista Sardegna 20Venti per le prossime regionali. Alcune voci di corridoio, poi, parlano di una possibile candidatura dell’europarlamentare Salvatore Cicu.

Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.

Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.

Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.

I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.

Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.

Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.