Il Cagliari supera il quarto turno di Coppa Italia battendo il Chievo per 2-1. La formazione di Maran ha superato un buon ostacolo in una gara brillante, giocata con ritmo da ambo i lati e costellata di diverse occasioni. Molto interessante il debutto di Marko Pajac mentre finalmente Alberto Cerri ha mostrato alcune delle sue qualità. Di Fabio Pisacane il gol vittoria con un bel colpo di testa, a coronamento di una buona prestazione. Ora i rossoblù dovranno attendere lo scontro con l’Atalanta negli ottavi di finale.

CRONACA.

Classico turnover per la Coppa Italia per entrambe le compagini, Maran presenta però presenta un Pisacane duttile, in grado di alternarsi da terzino e da centrale in una ipotetica difesa a tre. Prima gara per Pajac, mentre alle spalle delle due punte c’è Barella – squalificato in campionato e dunque arruolabile per questo confronto. Calcio d’avvio per il Chievo che si trova a provare un affondo sull’out di destra con un cross di Leris completamente errato. La gara si sblocca al 7′, quasi improvvisamente, dopo una fase abbastanza noiosa di gioco: Faragò si apre lo spazio in progressione centrale, vede il taglio di Cerri e lo serve al momento giusto per permettergli di battere Semper. Dopo appena due minuti Farìas cerca la gioia personale ma il colpo da biliardo è centrale. Al 15′ ancora un gol per il Cagliari ma questa volta l’arbitro Nasca annulla: la posizione di Dessena, al momento del tiro vincente, è in fuorigioco. Giaccherini scuote i suoi con un tiro dalla distanza che non sorprende Rafael, poi al 17′ il franco-algerino Leris serve il pareggio con un destro potente che Rafael non vede nemmeno.

Incorna Stepinski ma non trova la porta. Poi la sfida si cristallizza in un nulla di fatto, con tanto lavoro a centrocampo e poche idee in continui ribaltoni. Una sveglia da parte di Pajac al 34′ con un sinistro che Semper controlla,  poi è Rafael a respingere coi pugni la conclusione di Djordjevic. Occasionissima per Kiyine che di piatto sfiora il palo alla destra del portiere rossoblù, il portiere gialloblù invece deve allungarsi per coprire la porta dal destro di Farìas. Ancora una paratona per Semper al 43′, questa volta su punizione di Pajac dal limite. Non stacca bene Andreolli sugli sviluppi di un angolo, il primo tempo si chiude sull’1-1 senza alcun minuto di recupero.

Il Cagliari si approccia al secondo tempo con una punizione di Cigarini che conferma le qualità da svolazzone di Semper, bravo a deviare in angolo. Buona combinazione tra Giaccherini e Cacciatore col primo che non impensierisce Rafael, poi sull’assist basso di Faragò c’è la spaccata di Farìas ma l’estremo portiere gialloblù si oppone ancora una volta. Sfiora la doppietta Cerri al 61′ con un colpo di testa che sfiora il palo, poi Maran leva dal campo Farìas per inserire Joao Pedro. Il gol arriva al 67′: angolo dalla sinistra di Joao Pedro, spizza Faragò e conclude Pisacane eludendo la marcatura di un difensore avversario. Cerri in torsione costringe Semper a rifugiarsi in angolo, l’impatto di testa di Faragò va alto sopra la traversa. Miracolo di Rafael all’83 sul colpo di testa di De Paoli, due cambi per Maran che permette a Pajac e Pisacane di vedere la panchina in favore di Padoin e Srna. La gara si chiude dopo quattro minuti di recupero dove non accade molto, a parte qualche incursione dei clivensi.

TABELLINO.

Chievo: Semper; Tanasijevic (al 54′ De Paoli), Cesar, Rossettini, Cacciatore; Leris, Rigoni (al 54′ Burruchaga), Giaccherini; Kiyine; Djordjevic (al 71′ Grubac), Stepinski. All. Di Carlo

Cagliari: Rafael (7); Pisacane (6.5) (al 84′ Srna sv), Andreolli (6.5), Romagna (6), Pajac (6.5) (al 77′ Padoin 6); Faragò (7), Cigarini (6.5), Dessena (6.5) Barella (6.5); Cerri (6.5), Farias (6) (al 65′ Joao Pedro 6). All. Maran (6.5)

Arbitro: Luigi Nasca di Bari

Gol: Cerri (7′), Leris (17′), Pisacane (67′)

Ammoniti: Rigoni (33′), Farìas (35′), Cesar (78′), Rossettini (90′)

Note: recupero 0′ e 4′

Articolo di Giacomo Perra

Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.

Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.

Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.

Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..