Molti avranno visitato il Lazzaretto di Sant’Elia per qualche concerto, mostre, iniziative culturali. Uno spazio bellissimo, curato, ideale per iniziative del genere in città.
Ma sino al 2000 (quando venne aperta come centro d’arte comunale), prima della ristrutturazione la struttura versava nel più completo degrado e sino a pochi anni prima era addirittura abitato da alcune famiglie.
Storicamente l’antico Lazzaretto di Cagliari serviva per il ricovero in quarantena delle merci e delle persone infette provenienti dai paesi in cui erano diffuse epidemie di colera, tifo, vaiolo e lebbra. Alcuni storici fanno risalire al XVII secolo l’insediamento in quest’area di una struttura sanitaria autonoma e permanente per combattere la diffusione del morbo. Nell’ultimo scorcio dell’Ottocento la diminuzione delle epidemie e l’affermarsi di una nuova coscienza sanitaria, determinarono l’accantonamento della pratica della quarantena come mezzo di profilassi, e quindi dei Lazzaretti. Anche quello di Cagliari subì la stessa sorte e venne adibito ad altri scopi: a partire dal 1879 ospitò i bambini scrofolosi della provincia di Cagliari e, durante la Prima Guerra mondiale, i malati di tifo petecchiale. La struttura nel secondo dopoguerra ospitò gli sfollati provenienti dalle grotte di Bonaria e numerose famiglie di pescatori, sino agli anni Settanta.
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