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Come si chiama l’asfodelo in sardo campidanese?
Una delle piante spontanee più belle della macchia mediterranea: sapete come si dice asfodelo in sardo campidanese?
L’asfodelo, una pianta simbolo della Sardegna tra tradizione e bellezza.
L’asfodelo, pianta spontanea che abbellisce i paesaggi sardi, non è solo un elemento decorativo della flora mediterranea, ma rappresenta anche un simbolo di resistenza e storia di una terra ricca di cultura. Con il suo portamento elegante e imponente, capace di raggiungere altezze fino a 150 cm, si erge fiera tra le sterpaglie dell’isola, regalando uno spettacolo che cattura l’attenzione di chiunque attraversi i suoi campi. Ma come è conosciuto in sardo campidanese? La risposta, sorprendentemente, è complessa: i sardi amano dare nomi differenti a questa pianta, a testimonianza della loro creatività linguistica e del legame profondo con la terra.
L’asfodelo, infatti, è chiamato in modi diversi a seconda delle zone: a Cagliari lo si potrebbe sentire chiamare “cadrilloni”, mentre in altre località assume i nomi di “caldilloni”, “calixone”, “carilloni” o addirittura “iscarìa”. Questi appellativi variegati riflettono non solo la diversità culturale dell’isola, ma anche l’importanza che questa pianta ha per la vita quotidiana degli abitanti. Dal mese di marzo a maggio, i fiori bianchi con riflessi rossastri si schiudono, colorando il paesaggio con un’eleganza delicata e rendendo l’asfodelo una vera e propria regina dei terreni più aridi e sassosi.
Ma l’asfodelo non è solo bello da vedere; ha anche un ruolo ecologico importante. Nonostante gli animali al pascolo tendano a snobbarla, considerandola un’infestante, ci sono creature che invece la adorano: le api. Queste instancabili lavoratrici trovano nei suoi fiori una fonte preziosa di nettare, dando vita a un miele dal sapore unico, che racconta della flora e della fauna di Sardegna. Questo piccolo segreto della natura è solo uno dei tanti doni che la pianta riserva ai suoi abitatori.
La versatilità dell’asfodelo non finisce qui. Gli artigiani sardi utilizzano la sua corteccia per creare autentici capolavori, dai cestini intrecciati ad altri oggetti tradizionali. Queste creazioni raccontano storie di un tempo in cui l’ingegno locale si metteva al servizio della necessità, trasformando un materiale apparentemente semplice in opere di grande artigianato. In questo modo, l’asfodelo diventa un legame tra passato e presente, un filo invisibile che unisce generazioni diverse.
Non possiamo trascurare le sue radici, che in periodi di carestia sono state fondamentali per la sopravvivenza dei sardi. Tuberizzate e ricche di amido, queste radici sono state una risorsa vitale per chi affrontava momenti difficili. Così, l’asfodelo non solo resiste alle sfide dell’ambiente, ma offre anche supporto concreto in tempi di bisogno. Il suo fusto verde, robusto e privo di foglie, si erge con fierezza, circondato da lunghe foglie sottili che danzano nel vento caldo dell’isola.
Le infiorescenze piramidali di questa pianta regalano un vero e proprio spettacolo visivo, con piccoli frutti che vanno dal verde al rossastro, pronti a disperdere i loro semi tra settembre e l’autunno avanzato. L’asfodelo, emblema di bellezza e di adattamento, è una presenza costante e rassicurante nei terreni più poveri e sassosi, spesso avvistata lungo le strade, dove sa come farsi notare con il suo fascino discreto.
Inoltre, l’asfodelo ha trovato spazio nell’arte e nella tradizione sarda, diventando un elemento ricorrente nella ceramica, nei tessuti e nei decori. La prossima volta che visiterete la Sardegna, non sarà insolito tornare a casa con un affascinante cestino realizzato con la sua corteccia, un oggetto che porterà con sé la bellezza e la storia di questa terra unica. Durante il vostro cammino, se vi troverete a passare accanto a un campo di asfodeli, o “cardilloni”, prendetevi un momento per osservare attentamente. Davanti a voi avrete un pezzo autentico di Sardegna, capace di raccontare storie antiche e di continuare a vivere nel cuore di coloro che abitano questa isola meravigliosa.