Delitto Manuel Careddu: ha un nome il sesto giovane fermato. Accusato di occultamento di cadavere
Si tratta di un 19enne di Ghilarza che da ieri si trova in carcere a Massama con l'accusa di occultamento di cadavere. Il suo nome compariva già nelle intercettazioni. A bordo dell'auto di Fodde, uno dei presunti assassini, i due avrebbero parlato di quanto accaduto la notte precedente
Per l‘omicidio di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer ucciso l’11 settembre scorso sulle sponde del lago Omodeo, c’è un sesto giovane arrestato. E’ Nicola Caboni, il ragazzo che avrebbe aiutato almeno uno dei presunti assassini ad occultare il corpo di Manuel nelle campagne di Ghilarza. Come riporta l’Ansa, al termine di un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri, Caboni è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per soppressione di cadavere. Il nome di Caboni compariva già nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza di fermo dei cinque giovanissimi – due sono minorenni – finiti in carcere per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. L’ordinanza era stata firmata dal procuratore di Oristano, Domenico Ezio Basso, e dal pm Andrea Chelo.
Il fermo di Nicola Caboni, 19 anni di Ghilarza, è maturato in questi ultimi giorni. Un’attività investigativa che non ha tralasciato il coinvolgimento di presunti complici, emerso chiaramente dalle intercettazioni che hanno inchiodato la banda. Ed è il caso di Caboni. Identificato dagli uomini del tenente colonnello David Egidi, il giovane è stato messo alle strette sino al fermo di questo sera con l’accusa di soppressione di cadavere.
Nicola Caboni, si trovava a bordo della Fiat Punto di Christian Fodde, uno dei presunti assassini del giovane di Macomer, poco dopo mezzogiorno e mezza del 12 settembre scorso, la mattina dopo l’omicidio. Secondo la Procura di Oristano, sarebbe sua la voce intercettata dalla microspia piazzata sull’auto di Fodde – presunto autore materiale del brutale delitto – mentre si dirigevano nel terreno dove presumibilmente venne poi sepolto il corpo di Manuel. “Io non ho ancora realizzato eh…” dice Caboni a Fodde, ricevendo come riposta dall’amico: “Io circa non cioè non lo so… non è un gioco… quello di ammazzare va bene… è il dopo“. A bordo dell’utilitaria i due avrebbero parlato di quanto accaduto la notte precedente. “Il reato è quello lì non è che… non è che lo faccio (incomprensibile) in macchina”, prosegue l’intercettazione addebitata a Fodde, mentre Caboni risponde: “Adesso quelli si si, molto probabile che ti fottano…”.
Davanti al procuratore di Oristano, Domenico Ezio Basso, Nicola Caboni è rimasto in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere. Il 19enne di Ghilarza, difeso dagli avvocati Irene Gana e Marcello Sequi, è stato raggiunto questa mattina nella sua abitazione dai carabinieri che lo hanno portato in caserma per essere sentito. Ma il giovane non ha detto una parola. I suoi legali adesso attendono l’udienza di convalida del fermo per soppressione di cadavere.
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