La “Decima Musa”, l’arte del secolo, non risparmiò nemmeno Grazia Deledda. Nel 1916, il regista Febo Mari propose a Grazia Deledda di utilizzare “Cenere” il suo romanzo del 1904, come soggetto per un film. La scrittrice sarda era già famosa, il cinema, allora ancora muto, attraeva sempre più spettatori, la Deledda accettò la proposta con poca convinzione, non credeva nel progetto e per tutta la durata della lavorazione del film e poi durante le proiezioni rimase sempre piuttosto indifferente.
La sceneggiatura e il ruolo della madre del protagonista vennero affidate a Eleonora Duse, attrice teatrale famosissima, ma ormai sul viale del tramonto con una personalità forte e senza alcuna esperienza sul grande schermo. L’interpretazione che diede la Duse, magistrale per un pubblico moderno, ma troppo avanti per gli spettatori dell’epoca non piacque. Il film che avrebbe dovuto raccontare la vita agropastorale sulle montagne di Fonni, venne girato interamente sulle Alpi, in Piemonte e questo probabilmente contribuì a determinare l’atteggiamento di indifferenza che assunse la Deledda. Eleonora Duse, dopo quell’esperienza chiuse con il cinema.