Dopo giorni di ricerche è stata ritrovata morta la donna scomparsa durante una immersione in Mozambico

Stop alle ricerche di Eleonora Contin: la ragazza è stata trovata morta a circa 40 chilometri dal punto in cui era scomparsa, inghiottita dalle acque durante un’immersione vicino alla barriera corallina mentre era in vacanza in Mozambico
È stata trovata morta a circa 40 chilometri dal punto in cui era scomparsa: inghiottita dalle acque durante un’immersione vicino alla barriera corallina mentre era in vacanza in Mozambico. Si sono concluse nel più tragico dei modi le ricerche di Eleonora Contin, 34 anni, originaria di Chiavenna, in provincia di Sondrio, di cui si erano perse le tracce da sabato scorso.
Come riporta il Corriere, il corpo senza vita è stato rinvenuto nella notte tra martedì e mercoledì su una spiaggia. Forse la giovane donna è stata trascinata lontano dal marito e dagli altri compagni di escursione a causa della forte corrente. Non è escluso che possa essere stata colta da un malore, ma la dinamica di quanto accaduto è ancora tutta da chiarire.
Subacquea esperta, Eleonora era uscita per un’immersione che sulla carta non avrebbe dovuto presentare alcuna difficoltà. Con lei il marito Matteo Gobbi, che ha lanciato l’allarme e promosso una raccolta fondi attraverso Facebook e altri social network, perché le ricerche non fossero interrotte: in azione elicotteri e sommozzatori di strutture private, dato che in Mozambico non ci sono organismi pubblici preposti ai salvataggi in mare. In poche ore sono stati raccolti oltre 53 mila euro, donati da più di 800 persone.

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Rifiuti radioattivi, ecco perché la Marmilla non è adatta: ce lo spiega il geologo Luigi Sanciu

Rifiuti radioattivi in Marmilla? I nuovi studi dicono no.
Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.
La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.
Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.
Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.
Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.

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