Chi percorre oggi la Strada Statale 554 nei pressi di Monserrato, alle porte di Cagliari, non può non notare l’elegante struttura sospesa che collega la città a Sestu attraversando la cittadella universitaria e avvicinando il Presidio Ospedaliero Duilio Casula. È il ponte Emanuela Loi, il primo ponte strallato della Sardegna e simbolo non solo di innovazione ingegneristica, ma anche di memoria civile.

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Dietro la sua moderna silhouette — un’antenna inclinata a Y rovesciata con stralli disposti ad arpa — si cela una storia di coraggio e sacrificio: quella di Emanuela Loi, agente della Polizia di Stato originaria proprio di Sestu, prima donna poliziotto caduta in servizio nella tragica strage di via D’Amelio a Palermo, il 19 luglio 1992.

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Progettato dall’ingegnere Pietro Paolo Mossone, noto per la progettazione di ponti strallati a livello internazionale, il ponte venne pensato nel 2005 come parte di un più ampio piano di messa in sicurezza e rilancio dell’area metropolitana di Cagliari, con l’obiettivo di eliminare le pericolose intersezioni a raso della SS554. Inaugurato nel dicembre 2009, è stato realizzato in calcestruzzo armato precompresso, misura 82,5 metri di luce, 18 metri di larghezza e raggiunge i 59 metri d’altezza.

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Ma la sua particolarità non risiede solo nella tecnica costruttiva: il ponte fu dedicato all’unanimità dal Consiglio Provinciale di Cagliari a Emanuela Loi, per mantenerne viva la memoria anche attraverso un simbolo urbano visibile e attraversabile ogni giorno da migliaia di persone. Alla cerimonia di intitolazione, il 12 dicembre 2009, era presente anche la famiglia Loi, e ancora oggi la struttura ospita iniziative commemorative in sua memoria. Una targa dedicata è collocata sul corpo principale del ponte.
Il ponte Emanuela Loi è molto più di una struttura viaria: è un monumento vivente che unisce funzione e memoria, modernità e sacrificio, presente e passato. Ogni veicolo che lo attraversa, ogni passaggio pedonale, è un gesto che, consapevolmente o meno, attraversa anche il ricordo di una giovane donna che ha scelto di servire lo Stato fino all’ultimo istante.

Emanuela Loi era nata a Cagliari nel 1967 ed era cresciuta a Sestu. Dopo aver conseguito il diploma magistrale, entrò nella Polizia di Stato nel 1989, superando il concorso che la sorella Maria Claudia, sua ispirazione, non riuscì a superare. Dopo il corso di formazione a Trieste, fu trasferita a Palermo, dove iniziò a prestare servizio nei piantonamenti e nelle scorte, tra cui quella all’onorevole Sergio Mattarella e alla senatrice Pina Maisano Grassi.
Nel giugno 1992 fu assegnata alla scorta del giudice Paolo Borsellino, in un momento in cui il clima in Sicilia era segnato dalla violenza mafiosa. Nonostante la paura diffusa dopo la strage di Capaci, Emanuela non si tirò indietro. Il 19 luglio 1992, fu una delle sei vittime dell’autobomba che esplose in via D’Amelio, insieme al giudice Borsellino e agli agenti Agostino Catalano, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina e Vincenzo Li Muli. Aveva solo 24 anni.
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