Buone notizie per il Cagliari: la seconda sezione del Tribunale nazionale antidoping ha confermato la squalifica di sei mesi per il calciatore brasiliano, che grazie ai due mesi di sospensione cautelare potrà tornare in campo ed allenarsi con la squadra a partire dal 16 settembre.
Respinto quindi il ricorso presentato dalla Procura nazionale che aveva chiesto quattro anni di squalifica. Il direttore sportivo Marcello Carli ha comunicato personalmente la notizia alla squadra che ha festeggiato il trequartista brasiliano, che tra poco più di un mese uscirà definitivamente dall’incubo.
Per gli almanacchi e i tabellini sportivi, che badano al concreto e dimenticano le note di colore, è semplicemente il primo match della Nazionale disputato al Sant’Elia. Da tutti gli appassionati di calcio, sardi e non, però, l’amichevole Italia-Spagna del 20 febbraio 1971 sarà ricordata per sempre, anche e soprattutto, come la partita delle arance. Le arance sono quelle che, insieme a una non meglio precisata varietà di altri agrumi e di ortaggi, in quell’ormai lontano sabato il pubblico cagliaritano scaraventò contro il ct Ferruccio Valcareggi e i suoi malcapitati uomini. Il motivo di tanto astio? La mancanza di giocatori rossoblù tra i titolari e tra i subentrati, un “peccato” da far scontare al mister e ai suoi ragazzi con una disonorevole gazzarra.
Reduci dal secondo posto conquistato a Messico ’70, i campioni di Valcareggi scesero in campo al Sant’Elia, appena inaugurato, con la seguente formazione: Zoff, Bet, Facchetti, Bertini, Rosato, Burgnich (dal 46’ Ferrante), Mazzola, Rivera, Bonisegna, De Sisti, Prati. Assente giocoforza Gigi Riva, infortunatosi qualche mese prima al Prater di Vienna per un fallo del mediano austriaco Hof, dall’undici iniziale Valcareggi, a cui evidentemente importava poco della geopolitica, escluse anche gli altri cinque campioni d’Italia rossoblù – Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori – presenti al Mondiale.
Com’era prevedibile, il Sant’Elia non apprezzò e, dall’inizio della partita, sancito dall’arbitro Frauciel alle 14:30 dopo l’esecuzione degli Inni – quello di Mameli venne sonoramente fischiato -, cominciò a fare smaccatamente il tifo per gli spagnoli. Rinfrancati forse da cotanto inaspettato calore, le Furie Rosse dominarono il gioco per quasi tutto l’incontro, chiudendo il primo tempo addirittura in vantaggio per due a zero grazie alle reti di Pirri e Uriarte. Il gol di De Sisti al 34’ della ripresa contribuì a fissare il punteggio sul definitivo 1-2, un risultato meno severo che comunque non salvò “l’onore” degli azzurri, sconfitti in Italia dopo dieci anni e costretti a uscire scortati dallo stadio tra un’impietosa pioggia di arance.
Lavata l’”onta” nella più cafona delle maniere, dall’indomani il pubblico del Sant’Elia dovette fare i conti con la comprensibile stizza e il conseguente ostracismo della Figc, che, scottata dalla clamorosa ribellione della tifoseria rossoblù, riportò la Nazionale a Cagliari solo al termine di un “embargo” durato diciotto anni. La pace tra l’Italia del calcio e il capoluogo sardo fu consumata, infatti, il 21 dicembre del 1989, quando al Sant’Elia la squadra di Azeglio Vicini sfidò l’Argentina di Maradona. Fu uno scialbo zero a zero, riportano le cronache: quel giorno, però, oltre ai gol, non fioccarono neppure le arance. Scusate se è poco..
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