Sono 250mila in Italia. In Sardegna circa 4mila divisi in 60 congregazioni. Nel weekend si sono riuniti alla Fiera, sabato quelli di Cagliari, domenica quelli del resto del sud Sardegna circa 2mila in tutto.

Argomento di discussione del raduno: “Non smettiamo di fare ciò che è eccellente”, ovvero tutte le indicazioni per non farsi cogliere impreparati il giorno di Harmagedon. Solo “I proclamatori della buona notizia”, cioè quelli che svolgono il servizio di predicazione di casa in casa sono considerati Testimoni a tutti gli effetti. Se li vediamo per strada li riconosciamo, gli uomini in cravatta e spesso col borsello e le donne con la gonna e gli immancabili opuscoli “La Torre di Guardia” e “Svegliatevi!” sotto braccio. Sono consapevoli di essere protagonisti di barzellette e e battute, però non se ne preoccupano e anzi ci ridono su. Ma quanti di noi sanno davvero perché cercano di convertire il prossimo per salvarlo? Per capirlo ci siamo fatti aiutare da Alessio Atzeni, rappresentante dell’ufficio informazione pubblica dei Testimoni di Cagliari. I Testimoni di Geova sono cristiani, il loro testo sacro è la Bibbia, alle prescrizioni della quale si attengono scrupolosamente. Nella Bibbia è scritto che arriverà un giorno, il giorno di Harmagedon appunto, in cui Dio giudicherà tutti gli uomini- spiega Alessio – questo giorno, è scritto, sarà preceduto da una serie di guerre, carestie, epidemie e un generalizzato malcostume dell’uomo. Questo ci induce a pensare che il giorno del giudizio sia imminente”. Quel giorno Dio stabilirà chi tra i vivi e i morti, otterrà la vita eterna e chi sarà condannato alla morte perpetua. Chi avrà osservato i comandamenti della Bibbia avrà la vita eterna: i morti risusciteranno e i vivi rimarranno vivi per sempre sulla terra che tornerà ad essere il paradiso terrestre, mentre ai peccatori è riservata la morte eterna, non la dannazione perché nella Bibbia non è contemplato l’inferno, ma non ci sarà per loro nessuna vita dopo la morte. È per salvare gli uomini e compiere il bene, cioè il volere di Dio, che i Testimoni testimoniano la Bibbia, e cercano di invogliare il prossimo alla conversione e al battesimo. «Il nostro battesimo non si celebra per togliere il peccato originale ai bambini appena nati – prosegue Alessio – ma per sancire i maniera solenne l’impegno che ognuno di noi prende decidendo di diventare Testimone di Geova, ad assumere un comportamento coerente con le prescrizioni della Bibbia». Non a caso le persone non vengono battezzate prima dell’adolescenza, proprio perché per essere battezzati è richiesta una certa consapevolezza. Ieri sono state battezzate alcune persone, tra loro una coppia di Rom, in passato dediti a una vita segnata dall’illegalità e dalla violenza che, con la conversione, hanno scelto l’integrazione e l’onestà.

Un sondaggio interno rivela che in Italia circa 46mila persone convertite sono uscite dalla dipendenza da alcool, droghe, gioco d’azzardo, problemi di violenza domestica o con la giustizia. «Le conversioni alla nostra religione hanno effetti benefici sulla società – afferma ancora Alessio – perché chi non rispetta i dettami della Bibbia non può essere Testimone di Geova, attraverso la Bibbia Dio ci chiede di rispettare gli altri e compiere il bene». Una comunità di persone coese e solidali tra loro, dunque che impernia la propria quotidianità sulla fede, che prova in maniera del tutto pacifica e rispettosa a convertire il prossimo. C’è però un aspetto che colpisce e del resto accomuna questa religione alle altre grandi religioni monoteiste: la condizione della donna. Anche tra i Testimoni di Geova infatti il ruolo di guida, la responsabilità delle scelte spirituali è affidata esclusivamente agli uomini. Gli “anziani”, uomini di provata onestà, che hanno servito Dio con abnegazione e ai quali non è richiesto il celibato, guidano la comunità e assumono le decisioni. Alessio prova a spiegare perché: «Anche gli apostoli erano tutti uomini. Le congregazioni sono come delle grandi famiglie e nella Bibbia è stabilito che sia l’uomo a prendere le decisioni e a guidare la famiglia». Probabilmente, quando c’è la fede, è normale anche per le donne accettare queste disposizioni e non trovarle discriminatorie. Comunque uomini e donne indistintamente sono chiamati da Geova a salvare più persone possibile, anche bussando alle porte delle loro case.
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