Torna a rivivere lo stabile di via Carpaccio 14-16 che per dodici anni ha ospitato il centro polivalente comunale “Area 3” Arcoes, punto di riferimento per gli abitanti del quartiere Mulinu Becciu. È stato infatti inaugurato oggi pomeriggio il nuovo spazio di aggregazione “Io Centro – Officina di Idee”, gestito dal Consorzio territoriale Network Etico Italia Società’ Cooperativa Sociale Consortile Onlus, che ha vinto il bando comunale.

Le associazioni facenti parte del consorzio hanno assicurato continuità con le attività che vi si svolgevano in precedenza. Ma il centro sarà dedicato soprattutto ai minori di età compresa tra i 5 e i 17 anni. Ci saranno servizi di supporto scolastico, giochi di animazione, laboratori, attività ludico-ricreative e culturali, incontri con i genitori e altro ancora. Grande attenzione sarà rivolta comunque anche agli anziani, con attività di svago, intrattenimento, cineforum e attività motorie (a partire da settembre).

Una sala dedicata alle attività per i minori.

«Oggi è una giornata di festa – dichiara Giuseppina Faedda, membro del comitato che si è battuto contro la chiusura di Area 3 – Per sei mesi ci siamo mobilitati affinché il centro rivivesse e non fosse lasciato a sé stesso. Abbiamo raccolto 6mila firma che purtroppo non sono servite a evitare la chiusura. Tuttavia, stasera festeggiamo la rinascita di questo luogo che tornerà ad essere cuore pulsante del nostro quartiere».  Per maggiori informazioni si può visitare la pagina Facebook “Io Centro – Officina di Idee”

Da parte sua, l’assessore comunale alle Politiche sociali Ferdinando Secchi, presente all’inaugurazione, ha fatto sapere che l’amministrazione utilizzerà i fondi a disposizione per ristrutturare altri edifici da consegnare alle associazioni che si occupano del sociale. Uno di questi sarà l’ex circoscrizione di Mulinu Becciu.

Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.

Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.

Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.

I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.

Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.

Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.