(VIDEO) Roberto Zanda: “Ecco le mie gambe e le mie mani per tornare a correre”
«Sono a tutti gli effetti autonomo, sia con questa mano, sia con le protesi che mi permetteranno oltre che di camminare, di partecipare a tantissime gare - ha detto Zanda -. Penso di rientrare presto in Sardegna e riprendere gli allenamenti per rientrare nel circuito gare».
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Torna a parlare Roberto Zanda dalla clinica Officina ortopedica Maria Adelaide di Aosta. “Massiccione” ha presentato alla stampa i suoi nuovi arti realizzati dalla clinica piemontese e si è detto pronto a tornare a gareggiare.
«Sono a tutti gli effetti autonomo, sia con questa mano, sia con le protesi che mi permetteranno oltre che di camminare, di partecipare a tantissime gare – ha detto Zanda -. Penso di rientrare presto in Sardegna e riprendere gli allenamenti per rientrare nel circuito gare»
Roberto Zanda in conferenza stampa intervistato da Sky Tg 24#lifewithoutlimitattions #officinaortopedicamariaadelaide #protesibioniche #bionichand
Posted by Officina Ortopedica Maria Adelaide on Wednesday, 13 June 2018
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Come si dice “prezzemolo” in sardo?

Il segreto botanico del "ficcanaso" sardo tra storia e cucina. Sapete come si dice prezzemolo in sardo campidanese?
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Come si dice “prezzemolo” in sardo?
Il segreto botanico del “ficcanaso” sardo tra storia e cucina. Sapete come si dice prezzemolo in sardo campidanese?
Se pensate che la botanica sia una materia polverosa, allora non avete mai scavato in quello scrigno di tesori linguistici che è il sardo, una lingua ricca di influenze e significati che spaziano costantemente dal serio all’ironicamente divertente, regalandoci perle che brillano di una musicalità tutta propria. È proprio il caso della parola che indica il prezzemolo, un’espressione che non solo fa sorridere per il suo suono quasi fanciullesco, ma che nasconde anche un piccolo aneddoto filologico capace di farvi vedere questa erbetta in una luce tutta nuova. Entrando nello specifico del sardo campidanese, il prezzemolo si dice “perdusemini” o, in quella variante ritmata che suona come una filastrocca ipnotica, “pedrusemini”, una parola che non passerà certamente inosservata a chi ama perdersi tra le pieghe della storia e dei dialetti. Per capire come siamo arrivati a questo peculiare risultato fonetico, dobbiamo intraprendere un affascinante viaggio a ritroso nel tempo: tutto parte infatti dal greco “Petroselinon”, termine che diventa poi “Petroselinum” in latino e che, seguendo la scia di molte altre parole, si diffonde con tenacia nelle lingue neolatine, influenzando profondamente anche il sardo campidanese attraverso i secoli.
Ma non finisce qui, perché se osserviamo i nostri vicini europei, scopriamo che il prezzemolo non è solo un’icona del nostro piatto preferito ma un vero simbolo internazionale della tavola: il tedesco lo chiama infatti “Petersilie”, lo spagnolo lo trasforma in “Perejil” e non possiamo certo dimenticare l’italiano che ci ha regalato il nostro ben noto “prezzemolo”, dimostrando come siamo di fronte a un’erba dalle mille tradizioni linguistiche.
E qui arriva il vero colpo di scena che rende il tutto più piccante e sociologico: proprio come accade nella lingua italiana, anche in sardo l’espressione “cument’e su perdusemini” non si riferisce solo a quell’erba aromatica che sta sempre lì, pronta a dare un tocco di freschezza a ogni piatto, ma viene usata con sottile ironia per descrivere qualcuno che è sempre in mezzo, sempre presente, un vero e proprio ficcanaso che si intromette dappertutto con una disinvoltura quasi irritante. Insomma, proprio come il prezzemolo che non manca mai in una ricetta, quella persona è sempre lì, pronta a “condire” ogni discussione e ogni situazione con commenti non richiesti, mettendo il suo tocco in ogni angolo della vita altrui, lasciandoci con il dubbio se irritarci o sorridere della sua onnipresenza. E che dire, se non che, in fondo, anche il più molesto ficcanaso ha una sua paradossale utilità, proprio come il prezzemolo che, nonostante la sua invadenza, riesce sempre a salvare il sapore di una cena?
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