“Ho scritto una scemenza, mi pento”: queste le parole di uno degli hater di Mattarella, tra i tre indagati
				"Ho fatto una fesseria, chiedo scusa a Mattarella". Si scusa così Manlio Cassarà, 40enne di Palermo, tra i tre indagati per aver minacciato il capo dello Stato. "Ho scritto quel tweet senza rifletterci", commenta l'uomo quando, però, è ormai troppo tardi
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Twitta una frase poco ortodossa e finisce in seri guai. Manlio Cassarà, 40enne palermitano, è finito nel mirino della Procura di Palermo e il suo nome sta per essere iscritto sul registro degli indagati per attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, per una frase twittata contro Sergio Mattarella: “La mafia ha ucciso il #Mattarella sbagliato”.
“Ho scritto un’enorme minchiata”, è ora la sua difesa dalle colonne de La Repubblica, dove pubblicamente si scusa. “Chiedo scusa a tutti, in primis al presidente Mattarella, poi ai miei familiari, ai miei amici e a tutti quelli che ho offeso con le mie stupide parole”, si prostra nell’intervista a La Repubblica. “Ho scritto quel tweet senza rifletterci“, è la giustificazione, arrivata, però troppo tardi. Manlio Cassarà è infatti indagato con altri due palermitani, Michele Calabrese ed Eloisa Zanrosso, per le frasi ingiuriose apparse sui social network contro il presidente della Repubblica.
Il pentito del web le prova tutte, però, pur di scagionarsi dalle accuse. “Non volevo mancare di rispetto – assicura – al dolore del presidente e alla sua storia personale; la mafia mi fa schifo e maledico quel momento in cui non ho acceso il cervello. Ero arrabbiato, sì, quando ho saputo che Mattarella non aveva fatto partire il governo Lega-Cinquestelle, ma questo non giustifica quello che ho scritto”. “Ora finirò in carcere? – chiede, infine, preoccupato. – Potrò avere un avvocato d’ufficio? Perché io non ho molti soldi”.
        
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà

Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà.
Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
Una decisione che segna la fine di un’epoca per la vita culturale dell’isola e apre una ferita profonda nel cuore di chi, in questi anni, ha trovato nel festival uno spazio di libertà e confronto. Nato all’inizio degli anni Duemila come progetto indipendente e inclusivo, il Marina Cafè Noir non è mai stato un semplice evento letterario. È stato un laboratorio urbano, un punto di incontro tra libri, teatro, musica e impegno civile. Ha occupato piazze e strade, trasformando angoli dimenticati della città in luoghi di partecipazione. Ogni edizione ha raccontato il mondo da prospettive diverse, intrecciando voci, generi e linguaggi. Gli organizzatori hanno sempre difeso l’idea di una cultura accessibile, capace di far dialogare realtà diverse, e nel tempo il festival è diventato un riferimento riconosciuto a livello nazionale, citato da riviste e guide come uno dei più originali d’Italia.
Negli anni, il Mcn ha saputo costruire una comunità viva e accogliente. Ha dato spazio a scrittori, artisti e pensatori italiani e internazionali, ma anche a chi, semplicemente, desiderava ascoltare e partecipare. Ha raccontato Cagliari fuori dai suoi confini, mostrando un volto aperto, creativo e contemporaneo della città. Tuttavia, dietro l’entusiasmo del pubblico e il prestigio conquistato, il rapporto con le istituzioni locali si è progressivamente incrinato. L’organizzazione ha denunciato un clima amministrativo sempre più complesso, fatto di ostacoli burocratici e di una percezione distorta del proprio ruolo. Sentirsi considerati un problema più che una risorsa, spiegano dall’associazione culturale Chourmo, ha reso insostenibile continuare a operare nello stesso contesto. Così è arrivata la decisione più difficile: sospendere le attività a Cagliari e cercare altrove nuovi spazi per far vivere il progetto. Il futuro del Marina Cafè Noir rimane aperto, come le storie che ha raccontato in questi ventitré anni. L’anima del festival continuerà a viaggiare, portando con sé la stessa energia, lo stesso desiderio di incontro e quella passione civile che lo hanno reso unico. Cagliari, invece, dovrà fare i conti con un’assenza che pesa, quella di un progetto che ha saputo parlare alla città e al mondo, ricordando a tutti che la cultura è prima di tutto un atto di libertà condivisa.
          
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