(VIDEO) Zio “Peppineddu”: “Clooney ha comprato tre formaggi e mi ha lasciato una bella mancia”
				Una bellissima intervista di Guido Piga a Zio Peppino fadda, l'uomo di Padru da cui è andato a comprare il formaggio George Clooney.
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Una forma di pecorino giovane, una di semistagionato e una di pecorino molto stagionato. È questo il “carrello della spesa” che George Clooney ha composto dal rivenditore ambulante Zio Peppino Fadda di Padru. A raccontarlo è lo stesso “Peppineddu”, intervistato in esclusiva dal giornalista gallurese Guido Piga. La storia dell’acquisto informale di Clooney è stata raccontata da un reportage fotografico del Daily Mail che ha fatto il giro del mondo.
«George Clooney è “amantioso” del formaggio – racconta Zio Peppino Fadda -. Parlava in italiano, una persona giovane, umile e umana. È probabile che mi proponga di diventare attore per il suo film a Olbia – ha aggiunto – sono stato in mezzo anche ad altri film come comparsa con Luca Zingaretti, Dalila Di Lazzaro. Speriamo di restare amici».
“George Clooney ha comprato una forma di pecorino giovane, una mezza stagionata e una vecchia. E mi ha proposto di diventare attore per il suo film a Olbia”.Ecco l’intervista a zio Peppino Fadda, “Peppineddu”, di Padru, il pastore che a Puntaldia ha venduto il formaggio all’attore.
Posted by Guido Piga on Sunday, 27 May 2018
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà

Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
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Cagliari dice addio al Marina cafè Noir, si chiude un capitolo di cultura e libertà.
Dopo ventitré anni di parole, musica, incontri e riflessioni condivise, il Marina Cafè Noir lascia Cagliari. Il festival, nato con l’intento di avvicinare la cultura a tutti, senza confini sociali o appartenenze, sospende le sue attività in città.
Una decisione che segna la fine di un’epoca per la vita culturale dell’isola e apre una ferita profonda nel cuore di chi, in questi anni, ha trovato nel festival uno spazio di libertà e confronto. Nato all’inizio degli anni Duemila come progetto indipendente e inclusivo, il Marina Cafè Noir non è mai stato un semplice evento letterario. È stato un laboratorio urbano, un punto di incontro tra libri, teatro, musica e impegno civile. Ha occupato piazze e strade, trasformando angoli dimenticati della città in luoghi di partecipazione. Ogni edizione ha raccontato il mondo da prospettive diverse, intrecciando voci, generi e linguaggi. Gli organizzatori hanno sempre difeso l’idea di una cultura accessibile, capace di far dialogare realtà diverse, e nel tempo il festival è diventato un riferimento riconosciuto a livello nazionale, citato da riviste e guide come uno dei più originali d’Italia.
Negli anni, il Mcn ha saputo costruire una comunità viva e accogliente. Ha dato spazio a scrittori, artisti e pensatori italiani e internazionali, ma anche a chi, semplicemente, desiderava ascoltare e partecipare. Ha raccontato Cagliari fuori dai suoi confini, mostrando un volto aperto, creativo e contemporaneo della città. Tuttavia, dietro l’entusiasmo del pubblico e il prestigio conquistato, il rapporto con le istituzioni locali si è progressivamente incrinato. L’organizzazione ha denunciato un clima amministrativo sempre più complesso, fatto di ostacoli burocratici e di una percezione distorta del proprio ruolo. Sentirsi considerati un problema più che una risorsa, spiegano dall’associazione culturale Chourmo, ha reso insostenibile continuare a operare nello stesso contesto. Così è arrivata la decisione più difficile: sospendere le attività a Cagliari e cercare altrove nuovi spazi per far vivere il progetto. Il futuro del Marina Cafè Noir rimane aperto, come le storie che ha raccontato in questi ventitré anni. L’anima del festival continuerà a viaggiare, portando con sé la stessa energia, lo stesso desiderio di incontro e quella passione civile che lo hanno reso unico. Cagliari, invece, dovrà fare i conti con un’assenza che pesa, quella di un progetto che ha saputo parlare alla città e al mondo, ricordando a tutti che la cultura è prima di tutto un atto di libertà condivisa.
          
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