Tre lavoratori in nero sono stati individuati dalla Guardia di Finanza di Cagliari in due attività commerciali a Elmas e Pula. I titolari delle due attività non avevano provveduto a regolarizzare, sia sotto il profilo contributivo che assicurativo, rispettivamente uno e due lavoratori.

Le indagini delle Fiamme Gialle hanno permesso, infatti, di rilevare che una ditta di trasporti di Elmas aveva tra i suoi dipendenti un lavoratore in nero. I militari hanno trovato una situazione analoga a Pula, presso una ditta operante nel settore della ristorazione, dove sono stati scoperti due dipendenti privi di regolare contratto di lavoro.

I titolari delle due attività sono stati quindi segnalati alla Direzione territoriale del lavoro con la diffida a regolarizzare i lavoratori per il periodo in cui i tre hanno lavorato in nero; alla segnalazione e diffida è seguita la sanzione amministrativa che va dai 1.500 ai 9.000 euro per ciascun dipendente non regolare.

Come ricordano i Finanzieri, dall’inizio dell’anno sono 70 i lavoratori in nero scoperti grazie alle indagini dei militari delle Fiamme Gialle. Il fenomeno, oltre che avere un impatto negativo sul sistema contributivo nazionale e sugli imprenditori e professionisti in regola, pregiudica l’incolumità del lavoratore in nero che viene privato di assistenza e tutela in caso di infortunio.

Secondo la tradizione sarda ( ma non solo) il pane messo al contrario sul tavolo da imbandire è portatore di disgrazia e comunica mancanza di rispetto nei confronti degli altri commensali. Sicuramente i vostri nonni, almeno una volta, vi avranno sgridati nel vedervelo fare, ma forse non vi hanno mai spiegato il perchè tenevano al fatto che il pane venisse messo in tavola nel verso giusto.

Le spiegazioni sono varie e affondano le radici nell’antichità.

La prima, quella che tutti probabilmente conoscono, è legata alla religione. Il pane da sempre simboleggia il corpo di Cristo e chiaramente non è cosa bella e gradita che lo si presenti capovolto.

Ma esiste un’altra spiegazione, storica, che affonda le radici nel Medio Evo e che dalla Francia, di bocca in bocca, potrebbe essere arrivata in Italia e poi in Sardegna.  Nel Quattrocento, infatti, quando purtroppo era molto in voga la pena di morte, i fornai del regno avevano una sorta di “codice” tra loro.

Il pane è sempre stato visto, come dicevamo, alla stregua di un alimento sacro e quando i fornai erano costretti a venderlo ai boia che tanto disprezzavano, lo facevano preparandolo di bassissima qualità e porgendolo capovolto agli aguzzini. Si dice che fu per questo che il monarca Carlo VII escogitò la soluzione di far lavorare i boia incappucciati, così da non essere riconosciuti.