Assemini: una mostra ricorda Rita Loi, amatissima maestra poetessa, scomparsa prematuramente.

Nelle sale del vecchio municipio è stata allestita una mostra per ricordare Rita Loi, scomparsa a 60 anni. Per l’occasione è stata stampata una raccolta delle sue poesie più belle illustrate dai suoi alunni, con il ricavato della vendita del libro verrà acquistato un gioco inclusivo per i bambini disabili da installare nel parco Delle Terrecotte.

Da venerdì 30 marzo a domenica 8 aprile, sarà possibile visitare dalle 17 alle 20, una mostra dal titolo “Io vivo” dedicata a Rita Loi nata a Sarroch, ma asseminese d’adozione. Rita insegnante di sostegno, amava moltissimo il suo lavoro che svolgeva con passione e dedizione. Un distacco difficile e doloroso quello dei suoi alunni che la amavano moltissimo e lo dimostrano i commoventi bigliettini, esposti nella mostra, che le hanno scritto dopo la sua scomparsa avvenuta a  maggio del 2017, con l’anno scolastico ancora in corso. Nell’esposizione allestita da Paola Cao, sono presenti oggetti che raccontano la vita professionale e privata della maestra, come la sua collezione di Boule de neige, fotografie che ricordano la sua partecipazione a rappresentazioni teatrali, altra sua grande passione e  momenti della sua infanzia. Nella mostra sono esposti gli originali dei disegni che gli alunni della 5 A della scuola primaria di via Asproni, gli ultimi che sono stati con lei, hanno realizzato per illustrare le belle poesie che Rita ha scritto nel corso della sua vita, alcune delle quali le hanno fatto conseguire diversi premi e menzioni d’onore in vari concorsi letterari. Rita componeva poesie su temi sociali, ma anche su avvenimenti della cronaca che colpivano la sua sensibilità come la morte di Emanuela Loi o il rapimento di Farouk Kassam. «Questa mostra ha un duplice obiettivo », spiega Pina Foddis, ideatrice e organizzatrice dell’evento,«da un lato volevamo far conoscere le doti di poetessa di Rita che lei, estremamente schiva e riservata non ostentava mai. Dall’altro volevamo onorare la sua memoria con un’iniziativa che la potesse ricordare a tutti». Le poesie di “Maestra Rita”, accompagnate dai disegni dei suoi alunni, sono state raccolte in un libro col ricavato della cui vendita verrà acquistato un gioco per l’inclusione dei bambini disabili che sarà installato all’interno del parco comunale Delle Terrecotte. «Rita era una persona speciale, sensibile alle tematiche sociali» spiega la curatrice della mostra,«era un insegnante di sostegno e teneva moltissimo all’inclusione dei bambini portatori di handicap, per questo abbiamo pensato di acquistare quel tipo di gioco con i fondi raccolti con la vendita del libro». L’evento è stato patrocinato dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Assemini. «Abbiamo deciso di sostenere questa iniziativa privata perché lodevole. Rita Loi era una persona speciale»,ha affermato l’Assessora alla Cultura, Jessica Mostallino, « ed è bellissima l’idea di acquistare un gioco per i bambini disabili». La vendita dei libro che costa 10 euro, non termina con la conclusione della mostra, ma proseguirà anche oltre, in modo da poter raggiungere la cifra dei 2 mila euro necessari per l’acquisto del gioco. Alle persone che acquistano il libro durante la mostra viene donata una delle Boule de neige, le bocce con la neve, che Rita collezionava: un gesto di grande generosità da parte dei figli che dimostra quanta sensibilità la maestra poetessa abbia saputo trasmettere ai suoi figli come ai suoi allievi.

Ricoverato all’Istituto dei Tumori di Milano, alle 2.30 dell’11 gennaio 1999 veniva a mancare all’età di 59 anni il cantautore genovese Fabrizio De Andrè, conosciuto anche come ‘Faber, il poeta’ per le sue canzoni che, potevano piacere o meno, erano vere e proprie poesie.

Fu talmente amato dagli italiani che ai funerali, tenutisi nella sua Genova, parteciparono oltre 10mila persone da tutta Italia. Furono migliaia i sardi che lo piansero poiché l’autore de ‘La Canzone di Marinella’ , che esordì nel lontano 1961, fu legato anima e cuore alla Sardegna sia prima che dopo il suo sequestro assieme alla moglie Dori Ghezzi ad opera dell’Anonima Sarda la sera del 27 agosto 1979.

La coppia fu tenuta prigioniera nelle pendici del Monte Lerno presso Pattada, per essere liberata dopo quattro mesi (Dori fu liberata il 21 dicembre alle undici di sera, Fabrizio il 22 alle due di notte, tre ore dopo), dietro il versamento del riscatto, di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe. Intervistato all’indomani della liberazione (il 23 dicembre in casa del fratello Mauro) , De Andrè tracciò un racconto pacato dell’esperienza : «Ci consentivano, a volte, di rimanere a lungo slegati e senza bende», ed ebbe persino parole di pietà per i suoi carcerieri:«Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai».

Le allusioni all’esperienza del sequestro furono tutte nella canzone “Hotel Supramonte” (nome in codice usato dai banditi, anche se non si trovavano in quella zona): <<Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile…E un invito all’Hotel Supramonte dove ho visto la neve…E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome …Ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme … Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano …Cosa importa se sono caduto se sono lontano …Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole …Perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole…>>. Il brano fu interpretato magistralmente dalla voce di Andrea Parodi dei Tazenda all’Anfiteatro Romano di Cagliari.

<<Nato al mare, trasferito in montagna dove ho trascorso buona parte della mia infanzia, era quasi fatale che questi due amori convivessero nei miei desideri e nella mia fantasia. Ecco il motivo di una scelta di vita,la Sardegna, dove terra e mare convivono quasi cuciti da uno stesso destino>>. Queste furono le parole di De André per spiegare il suo amore per la nostra isola, dove si stabilì con Dori Ghezzi nella seconda metà degli anni Settanta in previsione della nascita della figlia  Luisa Vittoria. Andarono a vivere nella tenuta dell’Agnata, in agro di Tempio Pausania, dove aprirono anche un agriturismo, tuttora esistente e aperto alle prenotazioni. È gestito dal figlio Cristiano.

I sardi sono sempre stati grati a Fabrizio, sopratutto dopo le parole da lui pronunciate : <<La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso>>.