Riti pasquali: tutte le modifiche alla viabilità per la Passione di Gesù

Sabato 24 marzo cambia il traffico per la "Rappresentazione sacra della Passione di Gesù Cristo": ecco tutte le modifiche alla circolazione previste
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In particolare, dalle 17 alle 23, nel viale Bonaria sarà vietato il transito (compresi i mezzi pubblici), in entrambi i sensi di marcia, tra la strada di accesso verso l’Oratorio dei Padri Mercedari e l’intersezione con viale Bonaria-Milano-Ravenna; vietata anche la sosta (prevista la rimozione forzata).
Nella stessa giornata (sabato 24 marzo) e fascia oraria (17-23), sarà vietato l’accesso nel viale Bonaria, nell’intersezione con il viale Cimitero e nella bretella da via Bottego. Previste, inoltre, le seguenti deviazioni:
– viale Bonaria (lato RAI): obbligo di svolata a sinistra o a destra;
– viale Cimitero / viale Bonaria: obbligo di proseguire diritto in entrambi i sensi di marcia;
– via Bottego / viale Bonaria: obbligo di proseguire diritto;
– via Milano / via Ravenna: obbligo di svolta a destra;
– via Ravenna / via Milano: obbligo di svolta a sinistra;
– bretella di accesso all’Oratorio dei Padri Mercedari / viale Bonari: obbligo di svolta a destra.
Le cittadine e i cittadini sono invitati a prestare la massima attenzione e ad osservare le prescrizioni e la segnaletica posizionata.

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Un borgo sardo fu fondato da contadini veneti ed esuli istriani in fuga dalla Jugoslavia: sapete quale?

Chi si salvò dalle famigerate foibe - le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise - cercò il suo spaziò un po' ovunque in Italia e nel mondo.
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Via Pola, via Istria, via Fiume, via Dalmazia e Chiesa di San Marco. Passeggiando per le vie di Fertilia, a pochi chilometri da Alghero, la toponomastica ci ricorda che siamo in Sardegna, ma siamo anche un po’ più a est, al di là di Trieste, in quella terra che smise di essere italiana – e solo politicamente – dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal febbraio del 1947, quando il Trattato di Parigi assegnò Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, iniziò l’esodo di tanti italiani verso ovest, in fuga dalle rappresaglie delle truppe partigiane di Tito. Alcuni di loro giunsero in Sardegna, a Fertilia per la precisione.
Furono migliaia le persone uccise e gettate nelle foibe dalle rappresaglie titine tra il 1943 e il 1947. Chi si salvò dalle famigerate foibe – le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise – cercò il suo spaziò un po’ ovunque in Italia e nel mondo.
A pochi chilometri dalla bella città catalana di Alghero, sorgeva un piccolo agglomerato di case fondato nel 1936 da Mussolini e denominato Fertilia. Alcune decine di istriani viaggiarono per mare, dal chiuso e accogliente Mare Adriatico fino al tempestoso e lunatico Mare di Sardegna. Chissà cosa pensarono una volta avvistati i faraglioni e le coste frastagliate di Porto Conte. Guidati da un prete, costruirono prima un campanile simile a quello di Piazza San Marco a Venezia, poi le case e infine le scuole. Da pescatori millenari, iniziarono a raccogliere quello che offriva il mare, per poi scoprire quanto quel mare fosse diverso e più insidioso dall’Adriatico. Fu soprattutto la terra, fertile e produttiva in quell’area dopo essere stata bonificata, a dare loro da vivere.
Sorbendo un caffè da Sbisa’, un bar del centro di fondazione giuliana, è ancora possibile di tanto in tanto sentire qualcuno parlare in istriano. E su una alta stele di marmo che guarda il mare si può leggere la scritta: «Qui nel 1947 la Sardegna accolse fraternamente gli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia». Furono anni non facili per gente in fuga dall’orrore e in cerca di integrazione tra i sardi e gli immigrati di origine ferrarese che popolarono Fertilia in cerca di terra da coltivare dopo le bonifiche.

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