La Dinamo Sassari si mangia le mani per aver letteralmente buttato via una partita che aveva in mano. La Grissin Bon Reggio Emilia vince 65-63 e ringrazia tanto il suo leader Amedeo Della Valle, quanto una formazione biancoblù indecifrabile, crollata nell’ultimo quarto con un parziale di 17-8. Tanto ha fatto la difesa reggiana ma tanto ha fatto l’uscita di scena di Scott Bamforth, che fino al terzo periodo aveva trascinato assieme a Spissu l’intera compagine diretta da Federico Pasquini. Inesistente Hatcher – che a questo punto andrebbe tagliato dopo 3/4 di stagione ad aspettare la sua esplosione, mentre hanno fornito una prestazione tiepida sia Pierre che il neo arrivato Bostic. Vedremo se questa sconfitta avrà ripercussioni sulla Champions League, ma è certo che questa squadra continua a difettare di personalità vincente.

CRONACA.
Dinamo Sassari in campo col medesimo quintetto delle ultime uscite tranne per l’assenza di capitan Devecchi, infortunatosi negli scorsi giorni. Inizio poco promettente nonostante la vittoria della palla a due, poiché non si segna ed anzi Polonara viene stoppato da Cervi. Il primo vantaggio è reggiano con la tripla di Llompart, i sassaresi segnano dopo oltre tre minuti di gara coi tiri dalla lunetta di Polonara e lì inizia finalmente la gara, anche se le due squadre si sfidano a far peggio in attacco. Jones riduce il distacco siglato da White, si va a strappi fino al 10-6 di Cervi. Spissu e Polonara concedono il pareggio, vantaggio di Jones subito rintuzzato dalla schiacciata di Reynolds, Della Valle trova la non perfetta difesa del neo acquisto Bostic per un canestro e libero aggiuntivo che dovrebbe segnare un discreto solco ma non vi riesce. La tripla di Candi e la stoppata di Reynolds su Pierre aprono un secondo quarto che inizia ad accendere la sfida, Planinic pareggia 18-18 con quattro punti di fila, Mussini fa scappare di nuovo i suoi ma si sente l’impatto di Tavernari con punti e difesa. Bamforth ingaggia una bella sfida con Della Valle, Tavernari mette la tripla del sorpasso sul 26-25 dopo un parziale di 5-0. La Grissin Bon si perde un attimo, Spissu e Bamforth allungano sul +7, la schiacciata di White aiuta i padroni di casa a non affondare e la tripla di Wright nel finale salva una situazione difficile: Dinamo al riposo sul 33-30 in vantaggio.

Riparte bene Reggio Emilia con White, suo il primo canestro del terzo periodo. Risponde subito Polonara, Bostic segna i suoi primi due punti in maglia biancoblù e Spissu spara la tripla del 42-34: il marchio di fabbrica sono gli assist in serie di Bamforth. Dalle mani di Jones scatta il + 10, White riduce e Bamforth inizia ad accusare un po’ di stanchezza con due perse. Jones stoppa Della Valle, Pierre apre il suo tabellino ricacciando indietro Candi, bomba di Spissu per il 49-39! Sfida dall’arco ancora tra Spissu e Candi, Hatcher mette il libero dopo un fallo tecnico di Reynolds, Nevels riduce ancora ma ancora Hatcher pensa a ricacciarli indietro dalla media. Bomba importante di Mussini a fine terzo quarto, Wright mette il – 3 dai liberi ad inizio ultimo periodo con la Dinamo che si è bloccata. Pasquini chiama la sospensione perché i suoi si sono persi, Bostic sblocca l’impasse con una bella giocata ma la gara continua ad essere molto faticosa quando a mano a mano i minuti passano. La bomba di Nevels scrive il 59-57, Jones ribalta di forza la situazione creando una seconda metà di gara accesissima. Wright pareggia sul 61-61, si gioca sui time out dove la Grissin Bon ne esce meglio con la schiacciata di Wright. Pari di Jones, dai liberi ci sono solo errori segno che negli ultimi secondi la tensione è altissima, ma non la sente Della Valle che sigla il canestro della vittoria per Reggio Emilia. Finisce 65-63 con la “preghiera” di Bamforth che non entra.

TABELLINO.
Pallacanestro Reggiana 65 – Dinamo Banco di Sardegna 63

Pallacanestro Reggiana. Mussini 6, J.Wright 11, Bonacini, Candi 8, Della Valle 10, White 13, Reynolds 2, Cervi 2, Nevels 9, LLompart 4. All. Massimiliano Menetti.

Banco di Sardegna. Spissu 14, Bostic 4, Bamforth 10, Planinic 5, Devecchi, Pierre 2, Jones 14, Stipcevic, Hatcher 3, Polonara 6, Picarelli, Tavernari 5. All. Federico Pasquini.

Meraviglie di Sardegna: i murales di Orgosolo, un’Isola a colori.

Da oltre mezzo secolo, i muri delle case di alcuni paesi della Sardegna raccontano storie, emozioni e battaglie, trasformandosi in vere e proprie tele a cielo aperto. I murales, nati come forma di protesta e affermazione identitaria, sono oggi uno dei simboli più vividi e riconoscibili dell’anima sarda. Questo fenomeno artistico non è soltanto decorazione urbana: è un’espressione culturale profonda, una narrazione collettiva che fonde estetica e impegno sociale, tradizione e contemporaneità.

Murale a Orgosolo per Gramsci

Il muralismo in Sardegna affonda le sue radici nella fine degli anni Sessanta, prendendo ispirazione dal movimento messicano degli anni Trenta. Da allora, un’ondata di colore ha cominciato a invadere i paesi dell’interno, soprattutto quelli della Barbagia, con Orgosolo in testa, diventato nel tempo la patria indiscussa di questa forma d’arte. Fu proprio nel 1969, nel cuore di questo borgo barbaricino, che comparve il primo murale grazie al collettivo anarchico milanese Dioniso, gettando le basi di una lunga tradizione che non si è mai interrotta.

Murale a Orgosolo

Orgosolo oggi vanta oltre 150 murales che abbelliscono le vie del centro storico, trasformando il paese in una galleria d’arte a cielo aperto, visitata ogni anno da migliaia di turisti. I primi murales avevano un forte carattere politico e sociale, affrontavano temi come la lotta di classe, le ingiustizie, l’oppressione e la speranza di riscatto. Le opere non nascevano da un solo artista, ma erano il risultato di un lavoro collettivo, guidato da un “mastro” esperto. Questo approccio ha reso ogni murale una voce corale della comunità, capace di dare forma e colore a pensieri e sentimenti condivisi.

Una figura centrale nello sviluppo del muralismo sardo è il professor Francesco Del Casino, senese di origine ma profondamente legato alla Sardegna. Nel 1975, in occasione del 30º anniversario della Liberazione, diede nuova linfa al movimento, coinvolgendo i suoi studenti nella creazione di nuovi murales. Da quel momento, l’arte muraria esplose letteralmente, con numerosi comuni sardi che iniziarono a commissionare opere ad artisti locali e internazionali per arricchire le facciate delle loro abitazioni.

Murale a Orgosolo

Col passare del tempo, i temi trattati si sono moltiplicati: accanto alla denuncia sociale sono comparsi racconti di vita quotidiana, omaggi alle tradizioni popolari, scene agricole e pastorali, rappresentazioni delle bellezze naturali e della cultura sarda. Anche gli stili pittorici si sono evoluti, spaziando dal naif al realismo, dall’impressionismo all’espressione più infantile e sperimentale. La tecnica più utilizzata è una pittura ad acqua per interni, ma ciò che conta davvero è il messaggio, il legame viscerale tra l’opera, il territorio e la sua gente.

Se in passato molte opere andavano perdute per il rapido deterioramento, oggi il loro valore artistico è riconosciuto e la tendenza è cambiata: i murales vengono restaurati e preservati con cura, considerati ormai parte integrante del patrimonio culturale sardo. In un mondo che cambia velocemente, queste pitture restano ferme a testimoniare ciò che è stato e ciò che ancora resiste, rendendo ogni angolo dipinto un punto di osservazione sulla storia sociale dell’isola.

Visitare la Sardegna non significa solo godere del mare cristallino o delle montagne aspre: significa anche lasciarsi guidare dai colori dei suoi murales, che da più di cinquant’anni raccontano, con intensità e poesia, le mille sfaccettature di un popolo orgoglioso e fiero. Per chi ama l’arte, la storia e le tradizioni, i murales rappresentano un motivo in più – e non secondario – per esplorare questa terra incredibile.