Movimento per la Casa Casteddu: grigliata di pesce e musica dal vivo alle case del Paguro per raccogliere fondi

Movimento per la Casa Casteddu: grigliata di pesce e musica dal vivo alle case del Paguro per raccogliere fondi. Il Movimento per la Casa Casteddu non ha un direttivo, non c’è un portavoce, è un movimento eterogeneo costituito da persone che
Movimento per la Casa Casteddu: grigliata di pesce e musica dal vivo alle case del Paguro per raccogliere fondi.
Il Movimento per la Casa Casteddu non ha un direttivo, non c’è un portavoce, è un movimento eterogeneo costituito da persone che arrivano dove non arrivano gli enti pubblici, il metodo può far discutere, ma quando una famiglia con dei bambini dorme in macchina perché non ha dove stare, c’è poco da discutere e molto da fare.
Un cartoccio di frittura mista, muggini arrosto, frittelle di “gianchetto” e un bicchiere di birra, mandarini in omaggio, musica dal vivo e inevitabili discussioni sulle imminenti elezioni politiche, questi gli ingredienti della Sagra del Pesce organizzata ieri alle palazzine occupate del Paguro, in via Bainsizza. Il Movimento per la Casa Casteddu si autofinanzia per dare un tetto a chi non riesce ad averlo dalle istituzioni. In Sardegna dal 2006 abbiamo un’azienda regionale istituita appositamente per rispondere alla domanda abitativa di soggetti in condizioni economiche e sociali disagiate, si chiama A.R.E.A. Nell’Isola abbiamo liste d’attesa chilometriche per un alloggio popolare. Nel comune di Cagliari oltre alle normali liste d’attesa ci sono situazioni come quella dei palazzoni del Favero a Sant’Elia, che sembrano lontanissime dall’essere risolte.
Un consistente numero di studenti fuori sede è costretto a fare salti mortali per poter proseguire gli studi in quanto pur avendo diritto a un alloggio, non riesce a ottenerlo perché gli spazi disponibili non sono sufficienti. In questa situazione si può protestare, organizzare manifestazioni, chiedere l’apertura di un tavolo di discussione e avanzare le richieste agli enti pubblici competenti, i quali però, puntualmente rimpallandosi responsabilità e competenze prendono tempo. Oppure si può cercare uno spazio, un edifico pubblico vuoto in stato di abbandono da anni, dargli una sistemata e occuparlo. Questo è esattamente quello che fa il Movimento per la Casa Casteddu. Certo, il metodo è poco ortodosso, anzi diciamolo pure, ai limiti della legalità. Ma prima di giudicare facciamo un passo indietro: siamo nel 2014. Un gruppo di studenti per lo più universitari, alcuni dei quali non riescono a pagare l’affitto di una stanza, decide di occupare un edificio pubblico da anni abbandonato al degrado, si tratta della scuola Manno in via Lamarmora. I ragazzi entrano, gli ambienti sono sporchi, pieni di ingombri come vecchi PC, arredi scolastici semi distrutti e calcinacci. Si rimboccano le maniche, si quotano e risistemano l’edificio. Organizzano alloggi per studenti fuori sede, aule per laboratori, una cucina comune e allestiscono la palestra. Lo spazio è aperto al pubblico, si chiama Sa Domu e ci sono volontari, sempre più numerosi, che mettono a disposizione gratuitamente le loro competenze, si organizzano corsi, laboratori anche per bambini, si insegnano varie discipline sportive. A quasi quattro anni dall’occupazione, lo spazio rimane aperto a tutti, un centro sociale nel senso più letterale del termine per il quale nessun ente pubblico sta mettendo un euro, a parte l’impalcatura installata per improrogabili interventi di manutenzione.

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