Ilaria Cerulla, designer di scarpe sarda, è in finale per il “Knowledge & Innovation. The future Footwear Generation”
Ilaria Cerulla, trentenne milanese con radici ogliastrine, ha all’attivo importanti traguardi. Dopo l’Istituto Europeo di Design, dove si laurea nel 2015, fa uno stage semestrale da Christopher Kane. Ora, è junior designer da Frances Valentine. È inoltre in finale per
Ilaria Cerulla, trentenne milanese con radici ogliastrine, ha all’attivo importanti traguardi. Dopo l’Istituto Europeo di Design, dove si laurea nel 2015, fa uno stage semestrale da Christopher Kane. Ora, è junior designer da Frances Valentine. È inoltre in finale per il “Knowledge & Innovation. The future Footwear Generation”, e Vogue parla di lei.
La fortuna non esiste, dice, ma va avanti solo chi ha coraggio e lavora sodo.
Quando inizia la tua passione per la moda?
Il mio interesse verso la moda nasce da bambina. Infatti sin da piccola adoravo provare le innumerevoli e stravaganti scarpe di mia madre e sognavo che un giorno anche io le avrei potute indossare con più disinvoltura. Dopo il sogno si è concretizzato (difatti io sono un’appassionata di scarpe), ma non solo perché questo mio approccio alla moda ha fatto crescere in me il desiderio di creare anche io oggetti unici e autentici che esprimessero al meglio il mio estro.
Istituto Europeo di Design, una laurea con specializzazione in scarpe: ci racconti?
Ho iniziato lo Ied nel 2012 carica di forza di volontà perché, quando ti trasferisci in una nuova città cosmopolita come lo è oggi Milano, il primo impatto è un po’ difficile. Ma grazie alla mia “grinta” e la passione per la moda sono andata avanti nel mio percorso universitario triennale con specialistica in accessori e scarpe, che mi ha permesso di acquisire un primo imprinting nei confronti della moda, che
non è solo creatività ma anche razionalità. Soprattutto se si parla di calzature, che sono l’accessorio feticcio per antonomasia di ogni donna, ma che devono anche avere le giuste proporzioni per bilanciare il corpo umano. Per creare una scarpa la devi adorare prima ancora di crearla! Questo è il mio motto. Sennò non è il lavoro per te.
Che peso ha avuto Milano nella tua formazione?
Milano, come accennato prima, è stata una città ed è una città che dà tanto solo se una persona è propensa ad accogliere la novità e il cambiamento. Infatti, vige la regola del dinamismo, come lei cambia e si evolve di anno in anno anche i suoi abitanti si devono allineare.
Milano è una città da vivere e assaporare ogni giorno, tra eventi, spettacoli, mostre, musei, sfilate, esposizioni fieristiche e di design. Solo in questo modo si può cogliere la sua vera anima e catturare le novità che sono indispensabili per l’artista e il creativo.
Hai radici ogliastrine. Senti il legame con la Sardegna?
La Sardegna è un’isola ancestrale e affascinante. Ogni volta che mi reco in Sardegna, mi innamoro di lei, delle sue scogliere, delle sue insenature, dei paesaggi idilliaci e campestri, del suo profumo inconfondibile. Mi piacerebbe un giorno progettare per la Sardegna un’iniziativa di moda legata alla calzatura, un po’ come ha fatto il grande Antonio Marras, che per me oltre ad essere uno stilista è in
primis un artista.
Hai fatto uno stage semestrale da Christopher Kane. Cosa hai imparato, in particolare?
Durante il mio stage da Christopher Kane ho imparato la parte più tecnica e meno creativa della moda. Il mio ruolo era di apprendimento all’interno dell’ufficio prodotto, tra cartamodelli, sdifettamento di capi e accessori, elaborazione di schede tecniche.
In questo momento, lavori da Frances Valentine, giusto? Ci puoi raccontare?
Frances Valentine è una start-up di calzature e accessori ideata da Kate Spade insieme a altri partner che ha la sua base direzionale a New York, mentre l’ufficio stile si trova a Milano. L’esperienza da Frances Valentine mi ha insegnato a progettare concretamente una collezione, dai moodboard ispirazionali alla ricerca materiali, dal primo schizzo sino alla prototipia e campionatura che poi portano alla realizzazione del prodotto calzatura.
Qual è la tua mansione?
Il mio ruolo è quello di junior designer, quindi assisto la direttrice creativa del brand nei vari processi di progettazione e realizzazione della collezione, dal disegno a mano libera al rendering sia a mano che con l’ausilio del pacchetto Adobe Photoshop e Illustrator, dalla realizzazione delle schede tecniche, allo sdifettamento della produzione in fabbrica. Insomma ho curato tutto il processo di produzione della calzatura, dal semplice disegno al prodotto
finito.
Importante traguardo professionale recente: sei in finale per il “Knowledge & Innovation. The future Footwear Generation”. Tra centinaia di candidature, solo tre nomi hanno soddisfatto i requisiti.
Tra questi, svetta il tuo. Come ci si sente?
Mi sento eccitata ma soddisfatta, poiché c’è voluta mota passione e costanza per arrivare a Vogue e Caovilla, ma sono ancora all’inizio della mia carriera e vorrei che più che le parole fossero i fatti a parlare.
L’importante in questi casi è non farsi prendere dal delirio di onnipotenza ma affrontare la vita con umiltà e dedizione al lavoro e alla fine si viene ripagati sempre.
A gennaio verrà decisa la finalista. Come ti senti? Conosci le altre due ragazze?
Nell’edizione di Febbraio 2018 di Vogue Italia sarà annunciata la finalista del concorso “Knowledge & Innovation. The future Footwear Generation” e io mi sento già molto felice e orgogliosa di essere tra le prime tre anche se ovviamente si gareggia per vincere, non per partecipare. Non conosco le mie concorrenti ma ho avuto modo di apprezzare le loro creazioni pubblicate insieme alle mie su Vogue e devo dire che ognuna di noi ha il suo stile che caratterizza la propria collezione e che posso dire… che vinca la migliore!
Fra qualche anno come ti vedi, professionalmente parlando? Progetti?
A prescindere dal concorso cui ho partecipato, i miei progetti individuali nel campo del design di Moda continuano, in quanto ho intenzione di avviare comunque la mia linea di Calzature e poi di accessori. Per il momento non posso ancora svelare nulla ma molto presto sentirete ancora parlare di me!
Puoi regalarci un aneddoto sulla tua carriera?
Adoro il mio lavoro perché mi permette di viaggiare, non solo con la mente ma anche nel vero senso della parola.
Il viaggio più bello lo feci l’anno scorso, quando accompagnai la direttrice creativa di Frances Valentine a Parigi per la famosa fiera Internazionale Premiere Vision. Durante il nostro soggiorno a Parigi, abbiamo dedicato un pomeriggio a noi stesse e siamo andate a vedere la mostra di Christian Dior che si trova al Museo delle arti decorative. Questa esperienza mi ha dato tanto sia dal punto di vista dello stile sia da quello umano poiché ho potuto apprendere e vedere coi miei occhi le varie interpretazioni che di Dior ha dato ogni suo direttore creativo, dal maestro a Yves Saint Laurent, da John Galliano a Hedi Slimane. Ognuno di loro ha interpretato con diverse declinazioni stilistiche la vision del maestro, ma nei loro abiti si evince il tocco personale di ognuno di loro. Da questo aneddoto ho capito che se sei un creativo la cosa più importante è l’identità del tuo brand che riesci a trasmettere attraverso i segni distintivi che permangono nell’anima del tuo stile.
Hai un sogno dal punto di vista professionale?
Il mio idolo è Prada. Sogno un giorno di creare qualcosa che sia così innovativa e concettuale allo stesso tempo, ma che sia comunque concepito per essere indossato come riesce a fare questo brand. Nel mio piccolo, quando creo una collezione, cerco sempre di conciliare il mio gusto estetico e il comfort, in quanto al giorno d’oggi la donna è esigente e si deve sentire a suo agio nelle sue scarpe sia dal punto di vista estetico sia da quello pratico.
Che consiglio daresti a chi ha la tua stessa passione?
Perseguire la mia passione vuol dire ahimè scegliere una città che è pronta ad accoglierti e che abbia il contesto giusto in cui far maturare le idee del creativo, come Milano, Parigi, Londra, New York. Quindi se abitate in Sardegna preparate i bagagli e, con un certo grado di incoscienza e fiducia in voi stessi, affrontate nuove sfide nei luoghi in cui il design pullula di menti come la vostra, un po’ come
facevano gli artisti ai tempi di Lorenzo de’ Medici a Firenze.
P. S. La fortuna non esiste. Esisti solo tu e l’obbiettivo e i metodi per giungere verso il tuo scopo. Good luck!
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