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Folklore, magia e tradizione: gli esseri tenebrosi e le figure oscure dell’immaginario sardo

Donne che si trasformavano in animali pronti a succhiare il sangue dei neonati, uomini tramutati in buoi con grosse corna appuntite che annunciavano la morte, ragni velenosi posseduti da spiriti demoniaci. Soprattutto in passato, quando era difficile dare una spiegazione a fenomeni naturali oppure alle improvvise morti dei bambini, molte figure oscure prendevano piede nelle menti degli abitanti della Sardegna, per giustificare tali fatti .

Súrbile

Una di queste oscure presenze dell’immaginario collettivo era quello della Súrbile, una donna che poteva trasformarsi in una mosca, oppure in un gatto, per cibarsi del sangue dei neonati. Narra la leggenda che la metamorfosi della donne avveniva durante la notte, dopo che questa si era spalmata addosso un particolare unguento. Se il bimbo non aveva ancora i denti, costituiva la preda della Súrbile, per questo motivo le mamme difendevano i loro pargoli mettendo ai piedi del letto una falce dentata, in questo modo la creatura malvagia si fermava a contare i denti della falce, ma riuscendo ad arrivare solo fino a sette, ricominciava sempre daccapo fino a quando non arrivava l’alba che la costringeva a scappare. Non è difficile immaginare che la Súrbile non era altro che una figura con la quale si tentava di spiegare la morte dei neonati, causata, invece, da altri fattori, come la denutrizione.

I neonati erano Le prede della Súrbile

Érchitos

Le donne, tuttavia, non erano le uniche a subire un’oscura metamorfosi, anche gli uomini, specialmente quelli malvagi, il cui animo era macchiato da gravi crimini, potevano trasformarsi in Érchitos, buoi con grosse corna aventi punte d’acciaio. Quale era la loro funzione? Niente meno che annunciare la morte incombente. I buoi si recavano davanti alla casa del malcapitato destinato a morire e, muggendo tre volte, gli recapitavano il lugubre messaggio.

L’argia

Infine, altra creatura oscura presente tra le leggende sarde è, senza ombra di dubbio, l’argia. Stavolta però, c’è ben poco di fantasioso, perché si tratta di un ragno realmente esistente. Il latrodectus, famoso e temuto in Sardegna in quanto unico ragno velenoso del territorio, di cui sono stati avvistati degli esemplari durante lo scorso Ottobre. La terapia usata in caso puntura del ragno era un ballo fatto intorno al malato che a sua volta veniva prima messo dentro  un sacco e sepolto poi nel letame da dove fuoriusciva solo la testa. Altre leggende raccontano che i malati potevano essere messi anche dentro il forno perché l’argia, spirito demoniaco, sentendo il calore, sarebbe fuggita.

Oggigiorno, la medicina e la scienza aiutano a spiegare diversi fenomeni e, grazie al progresso della società, le superstizioni hanno perso gran parte della loro centralità nella vita quotidiana. Tuttavia è affascinante conoscerle e capire quali figure abitavano le menti dei nostri antenati che non avevano altra scelta se non quella di attribuire i catastrofici eventi a tali entità.

 

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