Tortolì piange Luca Pisano, stroncato dalla meningite a soli 19 anni. Il sindaco Cannas: “Non ci sono parole”
La comunità tortoliese piange il giovane Luca Pisano, spirato ieri sera all’ospedale di Lanusei, dopo aver combattuto per giorni contro una forma molto aggressiva di meningite. I medici del Nostra Signora della Mercede hanno tentato di tutto ma per il
La comunità tortoliese piange il giovane Luca Pisano, spirato ieri sera all’ospedale di Lanusei, dopo aver combattuto per giorni contro una forma molto aggressiva di meningite. I medici del Nostra Signora della Mercede hanno tentato di tutto ma per il giovane studente non c’è stato nulla da fare. I tortoliesi si stringono intorno alla famiglia Pisano.
«Costernazione, rassegnazione, tristezza infinita. Sono alcune delle emozioni che in questo momento tutti noi stiamo vivendo per la scomparsa prematura di Luca» si legge in un post pubblicato ieri sera sui social da primo cittadino tortoliese Massimo Cannas «Non ci sono parole che possano, anche solo per un attimo, alleviare la tragedia che i familiari stanno vivendo. Sento che tutta la nostra comunità è vicina e partecipa al dolore della cara mamma Valeria, del papà Francesco e del fratellino. Una bellissima famiglia. Un ultimo ciao Luca.…vola verso l’infinito che sicuro ti accoglie!».
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Vi ricordate? I Tazenda nel 1987 cantarono una versione in sardo di “The sound of silence”
Siamo nel 1987 e i Tazenda si chiamavano ancora Il coro degli Angeli, cantarono Ninnidu Silenziosu, una curiosa versione in sardo del classico della musica leggera The sound of silence, firmata Simon & Garfunkel.
Una delle voci considerate più belle e rappresentative della Sardegna degli ultimi vent’anni è senza ombra di dubbio quella di Andrea Parodi, il cantante che dotato di un timbro incredibile, fondò insieme a Gino Marielli e Gigi Camedda il famoso gruppo dei Tazenda. Nel 1991 il trio si esibì sul palco di Sanremo con la canzone “Spunta la Luna dal monte”, ricevendo grande successo. Ma torniamo un attimo indietro nel tempo.
È il 1983 e i Tazenda ancora non esistono. Andrea, Gino e Gigi però, già operativi nel mondo della musica erano allora conosciuti come Coro degli Angeli, riscontrando già in questi anni critiche positive, fra cui alcune nel panorama nazionale che li considerava uno dei migliori gruppi vocali d’Europa.
Arrivano i successi e nel 1987 pubblicano l’album Misterios, del quale tutti conoscono “Nanneddu Meu” e “Non potho reposare”, i cui versi hanno fatto sognare tanti musicisti e altrettanti amanti della musica, e che diventarono in seguito repertorio dei Tazenda e dello stesso Parodi.
Ma non tutti sanno che all’interno di questo album così acclamato c’è una canzone che ha una particolarità. Si chiama Ninnidu Silenziosu e con il testo di Antonio Strinna, venne registrata dal Coro degli Angeli nel 1984 e cantata in sardo come da tradizione. Questa non è altro che una curiosa versione in sardo del classico della musica “The Sound Of Silence” del popolare duo folk Simon & Garfunkel, formato da Paul Simon e Art Garfunkel.
Il significato della canzone riguarda un momento di profonda riflessione e il silenzio che viene generato. Riportiamo qui il video della canzone, il testo originale in sardo e la sua traduzione in italiano.
Il testo originale in sardo:
Umbra pena de ammentu deo faeddo che-i su ‘entu ca so nìnnidu de arvures in andèras de su tempus. Deo terra de antiga pizinnìa finza muda e suffrende so ìa. In su sonnu ‘e su nuraghe so una ‘oghe chena paghe e m’accero in su silenziu meu, in su sabore de s’avrèschida. Su passadu si che morit cun a mie ma sa notte giughet sempre sa die. E-i sa terra mia ferida faghet naschere sa vida: de fadiga e temporadas est pigadu cust’ isettu meu. A su viaggiu de sa zente, zente mia, so istrintu comente a una pupìa. A su viaggiu de sa zente, zente mia, so istrintu comente a una pupìa, comente a una pupìa.
Testo tradotto in italiano:
Ombra piena di ricordi , io parlo con il vento, sono una ninna nanna di alberi lungo i sentieri del tempo. Io terra di antica giovinezza anche muta e sofferente, sono viva. Nel sonno del nuraghe sono una voce senza pace e mi affaccio nel silenzio, nel sapore dell’alba. Il passato muore insieme a me ma la notte porta sempre il giorno. La mia terra ferita fa rinascere la vita: da fatica e temporali è risorta questa mia attesa. Al viaggio della gente, gente mia, io sono stretto come a una bambola.
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