Peste suina, sieropositivi il 5,6% dei maiali abbattuti in Ogliastra, nelle campagne di Talana e Villagrande

Sono risultati sieropositivi il 5,6% dei campioni raccolti sui 111 suini allo stato brado illegale abbattuti il 30 dicembre in Ogliastra, nelle campagne di Villagrande Strisaili e di Talana durante un’operazione di depopolamento di maiali irregolari, di ignota proprietà e
Sono risultati sieropositivi il 5,6% dei campioni raccolti sui 111 suini allo stato brado illegale abbattuti il 30 dicembre in Ogliastra, nelle campagne di Villagrande Strisaili e di Talana durante un’operazione di depopolamento di maiali irregolari, di ignota proprietà e senza controlli sanitari, portata avanti dall’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna.
I dati sono stati comunicati all’UdP dall’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) che ha eseguito le analisi di laboratorio. Si tratta del dato più basso riscontrato in queste ultime settimane, dove la forbice di sieropositività oscillava invece tra il 71.6% e il 100% dei campioni.
«Che la sieropositività riscontrata sia più bassa, ma sempre presente, rispetto agli animali bradi fin qui testati – hanno spiegato dall’IZS –, è probabilmente riconducibile al fatto che i suini depopolati facevano parte di branchi isolati. Il riscontro di capi sieropositivi alla malattia conferma tuttavia l’elevatissimo rischio di PSA presente in quelle zone».
L’IZS ha poi precisato che «se questi gruppi di animali fossero stati tenuti in allevamenti registrati, recintati e sottoposto a regolari controlli sanitari, sarebbero in larga parte ancora in vita. La loro situazione di illegalità ha impedito un adeguato monitoraggio e imposto invece un tipo di intervento dettato dalla normativa vigente in materia di sanità animale e di eradicazione della PSA»

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La Sardegna era uno dei più grandi bacini di argento e piombo dell’Antica Roma

Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l'organizzazione della vita civile e militare.
In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.
Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.
Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.

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