Un brutto Cagliari si deve inchinare alla Fiorentina per 1-0, il gol vittoria è di Babacar. Una gara giocata molto male dai ragazzi di Lopez, la peggiore della sua gestione dopo alcune prestazioni brillanti. Ancora una volta non basta la strenua tenuta difensiva, i rossoblù non hanno quasi mai tirato in porta e nemmeno gli ingressi di Diego Farìas e Marco Sau nel secondo tempo hanno saputo cambiare un copione completamente a favore dei viola. A questo punto spaventa la classifica in attesa dei risultati di domani, lo staff tecnico dovrà cerca di trovare le soluzioni adatte per cambiare le sorti della squadra. Nel finale espulso Joao Pedro tramite VAR, per lui si prevedono un minimo di due giornate di squalifica.

CRONACA.
Un po’ a sorpresa Lopez decide di affidarsi a Cossu in cabina di regia e conferma Van Der Wiel sulla fascia destra. Il calcio d’inizio è fornito dalla Fiorentina in campo con una inusuale maglia verde, il ritmo non si fa molto vivace e le due formazioni giocano spesso a rimpallarsi la sfera da una metà campo all’altra. Romagna e Pisacane riescono a spazzare le invettive di Veretout, gli ospiti gestiscono bene il pressing nei trenta metri finali rossoblù e quindi sono in grado di recuperare facilmente palla e avvicinarsi minacciosamente dalle parti di Cragno. Il primo tiro in porta lo offre il Cagliari al 15′ con una punizione centrale che Sportiello blocca facile, stesso discorso per Cragno sulla girata bassa di Simeone dentro l’area. Conclusione in curva di Chiesa, Cragno si supera al 25′ su un colpo di testa di Simeone prima che Romagna liberi l’area da qualsiasi pericolo. Cragno libera di pugno un cross di Biraghi, poi devia una conclusione in corsa di Chiesa. Il figlio d’arte si mostra in una solitaria azione coast to coast ma eccede troppo nel suo talento e sparacchia fuori, il sinistro di Cossu è potente ma il tiro è deviato in angolo da Benassi. Al 40′ tiro sull’esterno della rete di Chiesa, segue un diagonale che non vede la porta. Destro a giro largo di Joao Pedro, l’arbitro Di Bello manda le due squadre negli spogliatoi sullo 0-0 senza concedere recupero.

Dentro Farìas per Cossu in avvio di secondo tempo, Lopez cambia la disposizione della sua squadra ed aumenta l’arsenale in fase avanzata. Palla in curva su punizione per Barella, Romagna salva miracolosamente su Simeone dopo un nuovo errore dal limite di Barella. Al 57′ Badelj si mangia un gol praticamente fatto quando di testa colpisce fuori la palla, Cragno devia in angolo un colpo di testa ravvicinato di Thereau su un liscio di Pisacane. Entra Faragò per Ionita, Lopez prova a smuovere qualcosa e ci riesce visto che il neo entrato mette scompiglio nell’area viola con uno dei suoi cross tagliati. Al 72′ un contatto in area tra Pedro e Chiesa costringe l’arbitro ad ammonire il brasiliano per simulazione, Cragno devia di pugno un cross sul quale si stava avventando Babacar. Farìas spreca diversi contropiede e la Fiorentina ne approfitta andando in vantaggio: al 83′ Chiesa dà un lancillo in mezzo all’area, Babacar allunga quanto basta il piede per superare Cragno. Tiro largo di Chiesa dal limite dell’area, Lopez inserisce anche Sau per Pisacane in modo da tentare il pareggio. L’arbitro Di Bello è costretto a visionare il VAR per un pestone ai danni di Chiesa a gioco fermo al 92′, Joao Pedro va così negli spogliatoi per espulsione. Un cross di Farìas viene spazzato in angolo, dunque non accade nient’altro nei successivi minuti finali.

TABELLINO.

CAGLIARI: Cragno (7), Van Der Wiel (5), Andreolli (5), Pisacane (5) (al 85′ Sau sv), Romagna (5.5), Padoin (4.5), Cossu (4.5) (al 45′ Farìas 5), Barella (5), Ionita (5) (al 63′ Faragò 5.5); Joao Pedro (4) Pavoletti (5). All. Lopez (5)

FIORENTINA: Sportiello, Milenkovic (al 83′ Sanchez), Astori, Hugo, Badelj (al 87′ Laurini), Veretout, Benassi, Biraghi, Chiesa, Simeone, Thereau (al 69′ Babacar). All. Pioli

Arbitro: Marco di Bello di Brindisi. Assistenti: Alessandro Lo Cicero e Oreste Muto

Gol: Babacar (83′)

Ammoniti: Astori (51′), Joao Pedro (71′), Sportiello (89′), Barella (90′), Chiesa (93′)

Note: recupero 0′ e 6′. Al 92′ Joao Pedro espulso per fallo a gioco fermo

“SEO o non SEO, questo è il dilemma” è il nuovo articolo del nostro esperto Carlo Pirchio, che affronta con ironia una delle sfide più serie del digitale: l’invisibilità dei siti web. Tra teatro e marketing, racconta la storia di un sito bellissimo ma dimenticato, e di come la SEO possa trasformarlo da fantasma a protagonista. Un testo brillante per capire, senza tecnicismi, perché farsi trovare online non è una scelta… ma una necessità.

SCENA I: Un sito oscuro, senza luce né traffico

Il sipario si apre.

Nel vasto e mutevole regno di Digitallandia, tra pop-up impazziti e banner lampeggianti, giaceva un sito web. Bello d’aspetto, elegante nei dettagli, ma silente come una tomba.

Era stato forgiato da mani esperte, dotato di gallerie magnifiche e testi che parlavano in versi, ma a nessuno parlava davvero. Nessuna visita, nessun click, nessuna traccia. Solo l’eco vuota delle ambizioni e il mormorio lontano dei competitor già ben posizionati.

Nessun viandante digitale lo incontrava. Gli dèi del traffico organico voltavano il capo. Il sito, pur nato con nobili intenti, restava nell’ombra: dimenticato, sospeso in una rete di pagine invisibili.

Ed ecco che, in quel silenzio denso come nebbia invernale, fece il suo ingresso il Conte Strategus, armato di sapere, dati e pazienza.
Era lui l’architetto invisibile, lo scultore di rilevanza, il domatore di algoritmi, il custode delle chiavi.

Con voce profonda e lo sguardo rivolto al cielo digitale, si rivolse al pubblico:

“Oh voi, spiriti del web, ditemi:
Meglio è essere trovati, o brillare nell’ombra?
È più nobile soffrire le pene dell’indifferenza digitale,
o armarsi di parole chiave e combattere il mare dell’invisibilità?
Essere al primo posto… o perire oltre la terza pagina?
SEO o non SEO, questo è il dilemma.”

Un silenzio carico di significato calò sulla scena.
Il dubbio era lecito, profondo, ancestrale.

SCENA II: La rinascita

Il Conte Strategus non esitò.
Prese la situazione tra le mani come un alchimista col suo elisir.

Cominciò con la ricerca delle parole perdute: quelle che gli utenti usano, che i motori bramano, che gli intenti celano.
Poi si dedicò all’ottimizzazione delle vie: raddrizzò URL tortuosi, cesellò tag dimenticati, rese ogni pagina degna d’essere trovata e amata.

Aggiustò la velocità, perché nessun utente aspetta.
Verificò struttura, navigabilità, mobile-friendliness. Mise ordine nei contenuti come un bibliotecario del sapere.
Infine, tessé link interni ed esterni, ponti verso e dal mondo.

Ogni azione era una nota in una sinfonia invisibile.
E il sito, che prima taceva, cominciò a sussurrare. Poi a parlare. Poi a gridare il proprio valore.

SCENA FINALE: L’ascesa

I motori udirono. Gli utenti risposero.
Apparvero le prime visite. Poi orde curiose. Poi clienti. Poi fedeltà.

Le conversioni salivano come il sole su un nuovo giorno.
Le pagine venivano indicizzate. Le sessioni si allungavano.
L’utente “tocca e fuggi” (bounce rate) diminuiva.

Google, l’Oracolo, prese nota… e lo premiò.
Il sito, un tempo silenzioso, divenne voce potente nell’agorà digitale.

E mentre i dati si allineavano come stelle nel cielo della Centrale di Controllo (Search Console),
il Conte Strategus — con il mantello dell’analisi svolazzante e un calice stracolmo di insights in mano —
si volse al pubblico e pronunciò la morale.

Morale dell’opera

Curare la SEO non è vezzo, ma virtù.
È bussola per chi cerca, luce per chi naviga.

Un sito ben ottimizzato:
– Si fa trovare dai giusti,
– Offre esperienze rapide e fluide,
– Parla il linguaggio dell’utente e del motore,
– Cresce nel tempo, come un albero ben piantato,
– Riduce sprechi pubblicitari e aumenta i ritorni,
– Eleva la reputazione del brand.

Chi rinnega la SEO, rinuncia all’incontro.
Chi la coltiva, apre porte a mondi infiniti.

E tu, lettore, che possiedi un sito:
vuoi brillare… o sparire?

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