Luigi Manconi (Pd): “Sciopero della fame a oltranza fino a discussione parlamentare sullo ius soli”

Il senatore cagliaritano del Partito Democratico Luigi Manconi, che da anni si batte per i diritti civili, ha annunciato che a partire dalla giornata di oggi inizierà lo sciopero della fame per far ritornare nelle aule del parlamentari la discussione
Il senatore cagliaritano del Partito Democratico Luigi Manconi, che da anni si batte per i diritti civili, ha annunciato che a partire dalla giornata di oggi inizierà lo sciopero della fame per far ritornare nelle aule del parlamentari la discussione sullo ius soli.
La decisione è stata comunicata con una nota sul sito dei senatori del Pd:
«Chi mi vuol bene mi segua. Ma anche chi non mi vuole bene, e persino chi mi detesti. Tutti coloro, insomma, che ritengono lo ius soli e culturae una legge saggia e ragionevole sono invitati a partecipare allo sciopero della fame che intraprendo da oggi. Digiuno che inizio oggi, martedì 19 dicembre, e proseguirò fino a quando ci sarà un’ora o un minuto di tempo per la discussione parlamentare. Non è affatto vero, infatti, che il tempo non ci sia. Quando c’è la volontà politica, il tempo si trova sempre. Si ha a disposizione un’intera settimana di lavoro parlamentare, prima del giorno di Natale, e si può ricorrere, come tante volte è accaduto, alle sedute notturne. Dunque, si può fare: e c’è una conferma limpida e recentissima. La legge sul biotestamento sembrava destinata, appena due mesi fa, a un`archiviazione definitiva, in attesa di tempi migliori. Si è manifestata, invece, una volontà politica, che è stata perseguita con determinazione, e che ha portato a un ottimo e insperato risultato. Non si è voluto fare altrettanto con la legge sulla cittadinanza, per calcoli piccini e per una inveterata codardia. Si è arrivati, così, agli sgoccioli di una legislatura che avrebbe potuto dare frutti migliori, ma che ancora, e nonostante tutto, lascia tempo e spazio – per quanto esili – a un ultimo tentativo. Guai a sprecarlo. Da qui la decisione dello sciopero della fame. È, il mio, un atto di testimonianza meramente simbolico? Non credo proprio. E non lo credo per due ragioni. La prima: perché il tempo e i numeri, come si è detto, ci sono. A patto, certo, che si abbia la volontà di perseguirli. E, dunque, questa opportunità, per quanto flebile, va verificata fino all`ultimo. Non farlo significa rendere ancora più grave e mortificante la sconfitta: non certo uscirne con eleganza. E va evitato, soprattutto, che il tema della cittadinanza venga archiviato – e affossato in un silenzio mediocre e in un fatalismo cinico. La seconda ragione che mi induce allo sciopero della fame nasce dal dolore recente per la morte di Alessandro Leogrande. In una delle sue pagine più belle, a conclusione de La frontiera, il giovane scrittore pugliese – di fronte al martirio di San Matteo del Caravaggio – parla dell`enigma del non agire. Quella sindrome, cioè, che produce rinuncia e indifferenza, impotenza di fronte all`ingiustizia e smarrimento morale. Un enigma terribile, abissale e, per certi versi, indecifrabile. Ma così gravido di conseguenze da indurre a considerare l`agire e l`azione politica, nelle forme oggi possibili, come la più ineludibile e urgente delle scelte. E la più razionale».

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