Nella genesi della Rivoluzione francese, forse il più importante moto popolare nella storia dell’uomo, scorreva anche sangue cagliaritano. Jean Paul Marat, uno dei padri della Rivoluzione che esplose nel 1789 a Parigi, aveva origini sarde.

Il padre del giornalista, politico, medico e storico esponente dei cordiglieri, tale Giovanni Mara o Marras, era infatti sardo. Nato a Cagliari nel 1705 divenne poi frate mercedario. Nel 1740 abbracciò il calvinismo, abiurò il cattolicesimo e la tonaca per rifugiarsi in Svizzera. Lì sposò una sedicenne svizzera Louise Cabrol, con cui ebbe sette figli, secondo dei quali proprio Jean Paul, nato nel 1743.

Giovanni Mara non visse abbastanza per vedere le imprese del figlio Jean Paul, che fu assassinato nel bel mezzo della Revolution dalla girondina Charlotte Corday. Sulla morte di Marat rimane la testimonianza dello splendido dipinto omonimo realizzato poco dopo dal pittore francese Jacques-Louis David. 

L’attore e regista sardo Jacopo Cullin ha condiviso sui social un post toccante per dire addio al suo cane Brie, compagno di vita e avventure. Con parole cariche di emozione, Cullin ha voluto ricordare il legame speciale che li univa, raccontando quanto fosse difficile affrontare la perdita e, allo stesso tempo, quanto fosse immensa la gratitudine per l’amore ricevuto.

“L’amore per un cane non posso e non voglio nemmeno provare a descriverlo, sono sentimenti troppo forti da poter essere racchiusi in poche parole”, ha scritto l’attore, sottolineando la gioia di aver avuto Brie al suo fianco e la commozione nel vedere quanto fosse amato da chiunque lo incontrasse.

Brie, racconta Cullin, aveva “qualcosa di speciale”: una simpatia naturale che strappava sorrisi a tutti e uno sguardo unico, capace di seguirlo persino mentre guidava. “Sarà molto difficile trovare un altro essere vivente che mi guardi in quel modo”, confessa. Il cane era così conosciuto e amato che spesso i fan riconoscevano lui prima del padrone: “Ma sei il padrone di Brie?” era una delle domande che facevano più piacere a Cullin. Ora, immagina il suo amico “da qualche parte ad inseguire palline o a fare sguardi languidi per farsi dare qualcosa da mangiare”.

Nonostante il dolore, Cullin lancia un messaggio forte: adottare un cane è un gesto che cambia la vita. “Sono anime pure, esseri superiori che ci insegnano ad amare”, scrive, invitando chi può a dare una casa a un amico a quattro zampe. “Arrivederci amico mio, grazie di tutto, non dimenticherò mai quello che hai fatto per me”.